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lunedì 7 marzo 2011

Ritorna il Piano Regolatore di Ascoli

Ritorna il Piano Regolatore di Ascoli




 Dopo un lungo periodo di silenzio si torna a parlare del  Piano Regolatore di Ascoli.
Le novità preannunciate , peraltro, non  inducono all'ottimismo. Non sembra, infatti, che si voglia porre alla base della nuova pianificazione urbanistica il problema della funzione che si propone per la città per farle riacquistare  il ruolo che le compete, specie in una situazione  come quella  che si sta venendo a determinare per la  ormai imminente divisione della provincia .
Come  avviene  di norma  in ogni angolo d'Italia si parla solo di nuove  edificazioni, del reperimento di nuove aree dove consentire lottizzazioni, dell'ipotesi di portare la popolazione della città a 75 mila abitanti( forse incrementando il numero  dei migranti o  dei Rom ? )
Cosi si pensa all'edificazione  nelle frazioni, all'occupazione dell'area di Campolungo , all'utilizzazione dell'area ex Carbon e altro ancora.
Quanto sostenuto dal Prof. Cervellati nel preliminare del Piano Regolatore Generale già presentato  all'epoca della Giunta Allevi e cioè che  il territorio di Ascoli risultava già eccessivamente urbanizzato e che  si trattava quindi  di  procedere alla riqualificazione e al restauro urbano ed ambientale, prevedendo prioritariamente  una progressiva utilizzazione degli edifici già esistenti, con particolare riferimento a quelli del centro storico, a quanto pare non rappresenterebbe  più  la proposta qualificante del tipo di sviluppo della città
In pratica , come avviene normalmente  nel nostro amato paese, si fa dipendere lo sviluppo solo dall'incremento  edificatorio.
E' quello che  è avvenuto a Roma , dove, a quanto sembra, pur in una fase di contrazione del numero di abitanti, è stata prevista l'edificazione di edifici per un numero esorbitante di abitanti, prevedendo l'occupazione di parti considerevoli dell'agro romano, denso di memorie storiche e di valori ambientali eccezionali..
E' la stessa cosa che avverrebbe ad Ascoli, dimenticando che la nostra città potrebbe  riacquistare il ruolo e la funzione che merita, solo utilizzando e salvaguardando al meglio le sue risorse  culturali e ambientali di pregio che  l'arricchiscono e la distinguono in tutta la fascia del medio adriatico.
In una conferenza dedicata all'argomento la Sezione di Italia Nostra  indicò proprio nell'Opzione Culturale l'unica possibilità che poteva consentire alla città di riacquistare un ambito di influenza più ampio di quello delimitato dalla esigua dimensione amministrativa , ambito di influenza che aveva caratterizzato la città nei tre momenti di  suo più grande splendore : periodo piceno, quando era la capitale della gente picena; periodo romano  e periodo che va dal 1100-1200  al 1500..
Poi  c'è stata una  precisa definizione dei confini , con l' assoggettamento conclamato alla Stato Pontificio; e l'ambito di influenza della città si  è ridotto progressivamente sino alla crisi attuale.

In realtà bisogna riconoscere  come vero che nel periodo che va dal 1500 al momento dell'unificazione dell'Italia   la forza propulsiva della città si è ridotta, con il prevalere dell'attività agricola svolta con il sistema della mezzadria. E' comunque rimasta l'evidente civiltà nella gestione del territorio da parte di una nobiltà, che, pur in un contesto periferico, ha conservato in pieno l'amore per il bello e per il territorio.
Da qui la realizzazione di un numero notevole di edifici di grande qualità nel centro storico , la  costruzione di due teatri , la realizzazione di un sistema di ville , che , pur in una situazione di grande degrado, ancora sono presenti in tutta la valle del Tronto da Porto d'Ascoli sino a Mozzano ed oltre.
Pur in un ambito più ristretto Ascoli ha , quindi, conservato una sua centralità e una funzione di piccola capitale del territorio Piceno.
Le cose sono cambiate sostanzialmente con la  unificazione dell'Italia. Infatti dopo questo evento i collegamenti nord sud che prima  prevedevano necessariamente il passaggio per Ascoli  dove erano presenti i ponti e le strade, si sono spostati verso la costa dove vennero realizzate la ferrovia  e la starna nazionale adriatica.
Ciò ha comportato il progressivo spostamento verso il mare delle funzioni commerciali, dei servizi e della forza di attrazione.
Capacità di attrazione non compensata dalla presenza degli apparati burocratici della nuova Provincia di Ascoli ,  che anzi hanno contribuito,  entro certi limiti, a  bloccare ulteriormente la forza propulsiva della città , caratterizzata ormai dai tipici modi di essere di una sonnolenta  e bloccata vita di provincia interna.
Deve convenirsi peraltro che anche in questo periodo più sonnolento la civiltà architettonica della città ha conservato un certo smalto .Basti a riguardo ammirare  l'eleganza  della Piazza Simonetti su cui si affacciano alcuni edifici realizzati  nello stile eclettico e liberty ( tra cui il Cinema Olimpia dell 'Arch Pilotti ora in condizione di estremo degrado e di cui si può ben a ragione temere la distruzione ).
Trascorso velocemente il periodo del ventennio ( almeno per noi che non eravamo presenti ) con alcuni interventi architettonici significativi, è arrivato il dopoguerra in cui si è verificata una  straordinaria espansione urbanistica  di consumo, certamente di qualità scadente, che ha occupato tutti i lembi pianeggianti del territorio , con  una progressiva attenzione alle parti collinari.
Questa espansione ha determinato un ulteriore fenomeno , da aggiungere a quello della privazione della forza di attrazione della città capoluogo. Infatti  l'espansione ha contribuito a privare di forza di attrazione e di spinta vitale  anche il centro storico che è in buona parte privo di abitanti ed è diventato sostanzialmente la periferia di tutto il tessuto urbano.
Si tratta, quindi, nella elaborazione del nuovo piano regolatore di dare un duplice risposta.
Come ridare vitalità e  forza d'attrazione al centro storico rispetto al  complessivo attuale  sistema urbano di Ascoli  caratterizzato da una progressiva espansione verso est,  dove necessariamente  va a confrontarsi con nuclei abitati dotati di una forza di attrazione ben più consistente e poderosa ( si legga San Benedetto e Riviera delle Palme ) , senza dimenticare il fenomeno inquietante dei “ non luoghi” rappresentati dai nuovi  “ abominevoli”( almeno dal punto di vista architettonico ed ambientale ) centri commerciali:
Come ridare centralità e  capacità di attrazione a tutta la città di Ascoli nei confronti di un territorio che non sia solo quello di stretta competenza amministrativa della città.
Sono, certamente, problemi di notevole complessità , che richiedono approfondimenti adeguati,una mentalità aperta all'innovazione, il rifiuto di soluzioni  regressive .
Una risposta positiva non sarebbe certamente quella che prevede una ulteriore espansione edilizia  nelle residue aree libere del territorio di Ascoli verso Est ( Zona di Campolungo e quant'altro). Così come non contribuisce a ridare vitalità al centro storico l'abnorme cubatura previsto per il cosiddetto centro direzionale di Viale Indipendenza, che approvato in un primo momento solo per ospitare uffici ed esercizi commerciali, si vorrebbe ora destinare alla  residenzialità . Ci chiediamo , se spostiamo gli abitanti e le attività lontano dal centro,  questo come viene utilizzato ?
E' forse sufficiente organizzare la Sagra del Fritto Misto per ridare vitalità a questa parte fondamentale del tessuto urbano ?
Cosa ne facciamo delle tante Chiese chiuse al culto, cosa dei tanti Palazzi Nobiliari in condizione di abbandono ? Cosa delle Piazze vuote ?
Sono domande a cui deve essere data una risposta non emotiva , razionale ed intelligente.
Una proposta è quella della opzione culturale, che significa in primo luogo salvaguardia e riqualificazione con accorta intelligenza del tessuto urbano esistente, in particolare del centro storico, avendo peraltro cura di evitare un ulteriore  occupazione delle residuali aree libere della parte pianeggiante della valle del Tronto , non consentendo l'ulteriore edificazione delle aree collinari che circondano la città e che formano un quinta fondamentale del paesaggio urbano di Ascoli.
A questo proposito , ben sapendo che l'eventuale destinazione a verde pubblico di tutte queste aree non consentirebbe,  per  l'assoluta mancanza di fondi , la  loro effettiva utilizzazione, si potrebbe  ottenere lo stesso risultato adottando le stesse procedure seguite dalla   civilissima  Ferrara. , che, prima città in Italia, ha vincolato circa 1800 ettari di terreno  con il sistema della cosiddetta “Addizione Verde”. In pratica tutta la vasta area che si estende da Ferrara al Fiume Po  è stata assoggettata ad una serie di vincoli di utilizzazione che ne consentono la salvaguardia  e riqualificazione, privilegiando forme di agricoltura biologica, il rispetto di forme colturali tradizionali e quant'altro,  lasciandone la proprietà e  la gestione ai legittimi proprietari, vincolati al rispetto delle prescrizioni ed indicazioni del piano e in pari tempo avvantaggiati da  una normativa fiscale di favore e dall'erogazione di fondi comunitari..
Il piano prevede  inoltre una fruizione non invasiva dei luoghi da parte del pubblico  e  la gestione diretta e pubblica solo di un'area di circa 80 ettari.
Così Ferrara che si è dato il primo Piano Regolatore della storia con la  cosiddetta Addizione Erculea , con questa iniziativa si è posta ancora una volta all'attenzione ed ammirazione del mondo intero come antesignana della gestione civile ed intelligente del proprio territorio.
E i risultati positivi si vedono .Ferrara diventa progressivamente una  città meta del turismo culturale e di qualità , tanto da essere stata scelta come sede italiana dell'Eremitage di  San Pietroburgo.
Non appare inopportuno accennare brevemente anche alla questione di Campolungo. Questa zona di Ascoli rappresenta indiscutibilmente uno degli angoli più denso di valori storico ambientali  e va salvaguardata  nella sua integrità, anche perché è l'unica  area  contigua alle  Ville storiche della Valle del Tronto, ancora rimasta fortunatamente integra  stante la proprietà pubblica dell'area.
Se si volesse, come sarebbe opportuno ., procedere alla creazione di una rete o percorso delle ville nobiliari, per consentirne almeno una fruizione visiva, partendo da Cupramarittima  sino  a quelle di Mozzano per arrivare ai due Parchi Nazionali, l'area di Campolungo assumerebbe necessariamente la posizione centrale e diventerebbe il punto di riferimento indispensabile di questo patrimonio irripetibile.
La distruzione di questa area  sarebbe , dal punto di vista ambientale  e storico, una vera e propria iattura , che va assolutamente evitata.
L'opzione culturale significa altresì tutela, valorizzazione e fruizione della pregiate risorse culturali del territorio, che comprendono come è noto il patrimonio storico artistico architettonico, il patrimonio naturalistico e quello delle tradizioni antropiche,  con la realizzazione del Distretto Culturale Piceno, sulla base delle indicazioni che verranno fornite dallo studio di pre-fattibilità , che sta effettuando la Sezione di Italia Nostra
Rimane naturalmente fondamentale  in questa prospettiva anche la valorizzazione del sistema universitario piceno, che, a nostro parere dovrà evitare di disperdere le scarse risorse nell'attivazione di corsi di laurea  non si sa quanto funzionali allo sviluppo del territorio , approfittando, invece , della presenza della Facoltà di Architettura, per realizzare un vero e proprio Politecnico delle Discipline Architettoniche( con la creazione di corsi di laurea, master e quant'altro che coprano tutti i campi  di questi affascinati  ambiti di studio e ricerca ) , che , inserito in un conteso ambientale ed urbano così pregiato come quello piceno, in tempi brevi potrebbe far diventare Ascoli una meta di studenti e studiosi provenienti da tutto il mondo.( consentendo l'utilizzazione  adeguata di tanti edifici di qualità, di cui ora non si riesce a pensarne un uso se non quello residenziale- si veda il caso del Palazzo Sgariglia che  vedrà  disintegrata   la sua struttura elegante, ricca di sale affrescate, scaloni ed altri ambienti di pregio,  per diventare un'anonima  struttura per ospitare studenti)
Almeno una volta non sarebbe inopportuno pensare in grande  !.
Per finire va riconosciuto che una della cause che ha favorito lo sviluppo della città nei periodi di più grande splendore è stata la presenza delle strade e dei ponti.
E' evidente quindi la necessità di un impegno grande per dotare Ascoli di una infrastruttura fondamentale.
Parliamo della ferrovia dei Due Mari . A questa utopia devono credere almeno gli Ascolani.
Nel piano regolatore si preveda , quindi, questa infrastruttura , indicando  almeno il sistema di attraversamento della città..
Ci sia , poi, un impegno concorde  per chiederne la realizzazione , limitandola in un primo momento sino ai due Parchi Nazionali, indicandola come la Ferrovia dei Due Parchi.
Giunti ad Amatrice  può darsi che anche i meno disposti a comprendere  l'importanza di questa opera potrebbero ricredersi e incominciare  a pensare come i Grandi Romani , che realizzarono la Strada Consolare Salaria. 

 Gaetano Rinaldi
 Presidente della Sezione di Italia Nostra


                                Panorama di Ascoli Piceno 




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