Cerca nel blog

sabato 22 dicembre 2012

PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO DI ITALIA NOSTRA


   Anche per il 2013 la Sezione di Italia Nostra ha voluto pubblicare il Calendario dedicato ai Parchi, tema della 5° Campagna Nazionale dei Paesaggi Sensibili.

  Si tratta di immagini di angoli  preziosi della Nostra Bella Italia , dalla fertile Campagna Lombarda alle bianche Falesie del Gargano, dopo aver toccato i magici paesaggi della Catena dei Monti Sibillini e di quella del Gran Sasso.

  Non mancano, peraltro, segnalazioni di situazioni di degrado, a partire dalla ormai insostenibile condizione dell'Eremo di San Marco, abbandonato alla vergognosa aggressione dei “ vandali ed imbrattatori di professione” .

 Si è voluto segnalare anche il problema della Sentina di Porto d'Ascoli, di cui va assolutamente conservata l'integrale dimensione naturalistica, contro gli appetiti mai sopiti di forme più o meno gravi di speculazioni edilizie o di altro genere, sia per il pregio del sito sia per la sua condizione di area soggetta ai pericoli di gravi esondazioni del Fiume Tronto.

  Quindi  il Calendario, che viene inviato in tutta Italia, nel porsi come un efficace strumento di promozione del territorio,  vuole essere, in pari tempo, un monito perché venga perseguita con coerenza la politica della “tutela, conservazione e sostenibile fruizione”  di queste risorse irripetibili al fine di avviare quell'entusiasmante processo di valorizzazione, così come ripetutamente proposto dalla nostra Sezione con il progetto del Distretto Culturale delle Terre della Primavera Sacra.

 E proprio di questo progetto si continuerà a parlare in occasione della presentazione del Calendario insieme all'illustrazione del lavoro svolto e delle iniziative prese nel corso dell'anno che sta per chiudersi.

 Con la speranza che il Nuovo Anno veda tutto il nostro paese impegnato nell'opera ormai indifferibile opera di tutela e valorizzazione sistemica delle risorse culturali, unica possibilità  per avviare un nuovo modello di sviluppo che non si fondi , come avvenuto sino ad ora, su una eccessiva proliferazione edilizia e su un  consumo illimitato del territorio.

 
 
Paesaggi Innevati. I Sibillini da Croce di Casale. Foto di Alberto Fantozzi


 
 

lunedì 5 novembre 2012

Uno spot pubblicitario a Piazza del Popolo.


    E' proprio il caso di dire che“ il gioco non vale la candela” per quanto si sta realizzando nel Salotto di Ascoli, la famosa e delicata Piazza del Popolo, completamente occupata da alcuni giorni da camion, autoarticolati , pista di ghiaccio e chi più ne ha più ne metta, per la realizzazione di un spot pubblicitario di una delle aziende del settore telefonico.
  E' stato affermato che dalla trasmissione dello spot sulle emittenti televisive nazionali deriveranno solidi ed efficaci  benefici anche promozionali  per la città che ospita le riprese.
   Sono leciti  dubbi al riguardo. Infatti pochi riusciranno a capire che lo spot è stato girato nella famosa Piazza di Ascoli. Quindi una vera e propria aggressione al pregio e alla delicatezza della Piazza per un ritorno in termini di promozione della  città veramente esiguo.
  D'altronde, anche se la promozione dovesse risultare più efficace,  restiamo convinti della inopportunità dell’iniziativa.
  Infatti un luogo così prezioso e delicato come Piazza del Popolo  richiede un rispetto assoluto della sua armonia, del suo pregio, della sua integrità.
  Ben altri , a nostro parere , sono gli strumenti da utilizzare per promuovere la città, strumenti che mettano in risalto la sua importanza architettonica, l'integrità del suo tessuto urbano, la commovente armonia ed eleganza delle sue piazze.
  Sono quelle caratteristiche che hanno fatto dichiarare al famosa astrofisica Margherita Hack ad uno dei più famosi giornalisti della televisione russa , che le chiedeva cosa fosse opportuno visitare per avere un’idea più significativa dell’immagine dell'Italia, che non era opportuno recarsi nelle consuete e tanto decantate città , sovente meta di un turismo illimitato e senza qualità, bensì nella più appartata , integra e stupefacente Città delle Cento Torri.
 
 
                                                         Piazza del Popolo
 

     Ecco, a nostro parere, bisogna basarsi su queste considerazioni della scienziata fiorentina per promuovere il turismo della qualità e della conoscenza e non farsi fuorviare da proposte mirabolanti che ben poco producono in termini di una  solida e duratura promozione dei  più autentichi valori della città
    Nella convinzione, comunque,  che le iniziative da proporre e realizzare debbano tenere  conto del fatto che gli ambienti utilizzati per qualsiasi iniziativa, e a maggior ragione per il caso specifico della Piazza del Popolo, sono “Beni Culturali” ai sensi  del punto 4) lettera g) dell'art.10 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e come tali  , ai sensi dell'art. 20 dello stesso codice , “ non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione".
     E, al riguardo, tanti  e fondati sono i dubbi che sorgono sull’uso che della Piazza si sta facendo per la realizzazione del “famoso” spot pubblicitario.
     Sempre nella speranza che La Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche sia sta almeno informata dell’iniziativa per le eventuali autorizzazioni  di competenza!
                                                         Il Presidente della Sezione
                                                                       ( Prof. Gaetano Rinaldi )      
 
 
                                     
                                                                      Piazza del Popolo
 

 

martedì 17 luglio 2012

Le risorse culturali e la crescita dell’Italia.


 Il presidente della sezione ascolana di Italia Nostra, Gaetano Rinaldi, scrive al ministro per lo sviluppo economico, Corrado Passera. Ecco la lettera.
Ill.mo Sig. Ministro,
     Da più parti si è rilevato che nel recente Decreto per lo sviluppo  è stata data poca importanza alla  intelligente utilizzazione delle risorse culturali per  favorire uno sviluppo economico ecosostenibile ed innovativo del paese.
    Così, mentre si continua a sostenere che l’Italia è la maggiore detentrice di beni culturali nel mondo,  all’atto pratico non si riesce ad utilizzare questa straordinaria ricchezza per avviare un fantastico processo di valorizzazione  e favorire l’aumento progressivo del numero di visitatori, incrementando così il turismo della qualità  e della conoscenza.
    E’ probabile che il mancato ricorso a queste forme di finanziamento sia il frutto di un sano realismo. Infatti, se si dovessero aumentare le risorse destinate al settore della cultura, senza prevedere  un  riordino sistemico del settore, verrebbero effettuati i soliti  interventi puntuali ed episodici,  non si sa sino a che punto  utili per avviare un solido processo di sviluppo economico.
    Specie se i finanziamenti dovessero apparire come qualcosa di elargito dall’alto, senza il coinvolgimento emotivo ed appassionato di chi vive a contatto delle risorse e dei beni culturali.
    E’ necessario, pertanto, che l’avvio di questo processo rivoluzionario parta dal basso e sia il frutto di una precisa presa di coscienza dell’intera comunità e di tutti i portatori d’interessi.
    Se si avrà il coraggio di iniziare questo entusiasmante percorso, si comprenderà, forse, che la cultura, in tutte le sue emergenze e sfaccettature, non è un orpello superfluo e si smetterà, finalmente, di ritenere  che sia inutile e non produca ricchezza o “ non dia da mangiare”.
    Da tempo vengono formulate delle proposte che offrono delle risposte innovative ed interessanti per dare avvio a questo processo rivoluzionario.
    Si tratta della proposta di realizzazione dei Distretti Culturali o meglio dei Distretti delle Risorse Culturali del Territorio.
    In alcuni angoli d’Italia, amministrazioni avvedute e virtuose hanno già dato avvio a questi esperimenti innovativi.
    Si possono citare gli esempi del Distretto del Val di Noto in Sicilia e quello della Val di Cornia in Toscana.
    Altre località  stanno avviando analoghi esperimenti, come per esempio la Provincia di Viterbo.
Un fatto è certo, le località che hanno ritenuto di iniziare questi percorsi virtuosi, oltre a tutelare e conservare l’integrità del loro territorio e delle risorse culturali di cui sono ricche, hanno visto l’avvio di un processo di valorizzazione entusiasmante con un incremento di una solida e buona occupazione , specie dei più giovani.
    La realizzazione dei Distretti Culturali presuppone la preventiva individuazione dei relativi confini che comprendano territori omogenei sì da permettere la creazione di un’immagine o marchio del Distretto, immediatamente percepibili.
    Sono note le risorse presenti nel territorio proposto per la realizzazione  di un Distretto. Si va da quelle del Patrimonio storico, artistico, architettonico ed urbano a quelle del Patrimonio Naturalistico, a quelle del Patrimonio delle Tradizioni antropiche, in cui sono compresi le feste,  le ricorrenze, i fatti storici, il folclore, l’artigianato, l’eno-gastronomia, l’universo agro-alimentare, le attività industriali espressione dei talenti e delle tipiche professionalità del posto. 
     La “ tutela, conservazione e fruizione ” sono i principi che caratterizzano la filosofia del Distretto. Il processo di valorizzazione  avviato consente la creazione di una filiera produttiva, che, fondando l’offerta sulle risorse locali tipiche ed uniche,  si pone in una condizione di un vantaggio competitivo anche nei confronti di economie con più bassi costi di produzione, con  effetti positivi ben immaginabili.
      Senza dimenticare il valore aggiunto rappresentato dall’Immagine che acquista il territorio del Distretto  nei confronti di altre realtà meno pregiate. Va aggiunto, inoltre, il fenomeno del progressivo miglioramento della qualità della vita, che rende più attrattivo il territorio per i creativi, gli uomini di cultura, gli artisti, i ricercatori, ponendo le basi per favorire lo sviluppo della conoscenza, della ricerca , dell’innovazione.
      Per tutti i motivi sopra indicati, si dovrebbe assistere ad una gara tra le varie località italiane per dare avvio a questo fantastico processo, realizzando gli oltre cento Distretti, che secondo gli studi e le analisi del Prof.. Pietro A. Valentino, sono potenzialmente realizzabili in Italia.
      Niente di ciò invece avviene e spesso l’unica attività che si continua fare è quella di costruire nuovi edifici, cementificando spazi sempre maggiori, distruggendo in pratica le risorse che sarebbero invece la ricchezza del territorio.
      Anche nelle località dove la proposta di realizzazione di un Distretto Culturale è stata avanzata da Italia Nostra, come nel caso  delle Terre della Primavera Sacra( Ascoli Piceno) o di Monte S. Angelo nel Gargano( Distretto Culturale dell’Angelo), nessuna risposta positiva è venuta dalle amministrazioni locali.
      Può essere che questo mancato entusiasmo sia stato determinato da una insufficiente comprensione delle proposte, oppure dal timore di dover adeguare la propria attività al principio della tutela, principio che come è noto non sempre è visto di buon occhio nel nostro paese. Peraltro è da supporre che questo atteggiamento passivo possa essere  determinato, forse, dalla mancanza di risorse occorrenti per dare avvio  a questo complesso processo, con l’effettuazione degli “studi di fattibilità”.
       Siamo certi che, se il Decreto per lo Sviluppo prevedesse la possibilità di finanziare le amministrazioni locali disposte ad intraprendere questo percorso virtuoso ed innovativo, i benefici che deriverebbero per il nostro amato Bel Paese sarebbero innumerevoli ed entusiasmanti.
       Si passerebbe  dai comportamenti che, sulla base di una malaugurata idea di sviluppo, hanno privilegiato la distruzione delle nostre più importanti ricchezze, dei centri urbani preziosi,del paesaggio incantato, dell’artigianato di qualità, delle attività tradizionali presenti una volta in ogni angolo d’Italia, ad un’opera intelligente di restauro e recupero delle città, dei borghi, del paesaggio, delle campagne e alla riscoperta e valorizzazione delle attività più tipiche del territorio.
        Insomma  l’Italia potrebbe tornare ad essere il “ Giardino d’Europa ”  per tanto tempo  meta del Grand Tour dei nobili e degli artisti provenienti da tutto il mondo.
        Sarebbe così possibile promuovere, tra l’altro, lo sviluppo del Turismo di qualità e della Conoscenza, facendo tornare il paese al primo posto nella speciale graduatoria dei paesi turistici più visitati.
        L’incremento di una buona e solida occupazione sarebbe eccezionale.
E’ proprio questa convinzione che giustifica l’invio della presente lettera aperta.
        La previsione della possibilità di potere avere il finanziamento per l’effettuazione degli studi di fattibilità siamo  sicuri che sveglierà l’interesse, ora sopito, delle amministrazioni locali interessate.
        I tanti giovani, ora senza occupazione, potrebbero sperare in un panorama meno fosco per il loro avvenire, ritrovando un entusiasmo acceso dalle fantastiche visioni  di un’ Italia che riscopre l’amore per il bello, per le proprie memorie storiche, per le ricche ed inimitabili tradizioni .
        Potrà inoltre iniziare in tutta Italia anche l’ormai indifferibile azione di recupero e restauro ambientale ed urbano eliminando le tante diseconomie, prodotte dai favori resi alle rendite parassitarie e speculative, che penalizzano il sistema economico del  paese e condizionano negativamente la vita quotidiana della nostra comunità.
        La Sezione , nel confidare  nella Sua riconosciuta sensibilità , La ringrazia per la cortese attenzione e Le augura un proficuo lavoro per il bene dell’Italia che amiamo.


venerdì 29 giugno 2012

La raccolta differenziata: dalla rottamazione al riuso.

Il progetto “Il Libro ritrovato” ad Ascoli: la riutilizzazione dei libri altrimenti  destinati al macero.

     Capannori, un comune della  civile Toscana, si distingue per le pratiche virtuose adottate nel campo della raccolta e riutilizzazione dei rifiuti.
     Questo comportamento, oltre a consentire la riduzione del carico fiscale per le tasche dei  fortunati cittadini, ha anche permesso  un rilevante attivo per le finanze comunali e quindi la disponibilità di notevoli risorse utilizzabili per le esigenze della comunità.
     E’  lecito  chiedersi  se gli amministratori di Capannori  abbiano potuto ottenere questi strabilianti risultati perché dotati di un’intelligenza superiore o almeno pari a quella di Leonardo, loro grande  corregionale .
     Niente di tutto questo. Si è trattato di semplice buon senso, di un minimo di onestà intellettuale, del superamento di quelle condizioni, che alcuni fanno dipendere dalla cosiddetta “ sindrome dei pensionati mentali ”,  che  bloccano ogni tentativo di abbandonare le vecchie abitudini  e le incrostazioni degli interessi corporativi.
   Cosa ha fatto di particolare il comune di Capannori ? Semplice. Oltre a incrementare la raccolta differenziata, ha creato un centro dove vengono conferiti i materiali ingombranti( dai vestiti ai mobili, dagli elettrodomestici ai televisori), che invece di essere abbandonati in discarica, determinando un costo per lo smaltimento, vengono, da una cooperativa sociale( dove lavorano 120 unità in gran parte potute assumere per la riduzione dei materiali conferiti in discarica e per i conseguenti minori oneri),  ristrutturati per essere reinseriti nel mercato o mediante la vendita o mediante la concessione gratuita alla fasce più deboli della popolazione.
   Si ottengono in questo modo due effetti economici positivi: da una parte si riduce l’entità dei rifiuti conferiti in discarica ( con notevole  riduzione dei costi per  la gestione delle discariche stesse),. dall’altra il Comune  riduce le proprie spese occorrenti per sostenere i cittadini meno abbienti, a cui vengono forniti in natura  mobili e quant’altro, riducendo così la  fornitura di aiuti con i metodi tradizioni che avrebbe comportato l’esborso di somme non indifferenti a carico del bilancio comunale.
   Quindi tutto semplice e lineare. Eppure  gli altri comuni dormono sonni profondi e nulla fanno per cambiare strategie, evitando di riempire sempre di più le discariche, che poi nessuno vuole vicino a casa propria, salvo favorire, poi, una proliferazione edilizia indiscriminata per procurarsi risorse evanescenti con gli oneri di urbanizzazione.
   Ora  anche il Comune di Ascoli sembra che voglia dare un primo segnale positivo  nel senso della riutilizzazione  di  oggetti differentemente destinati alle discariche o  alla distruzione.
Infatti l’Associazione Culturale Form-Art di Pescara ha ritenuto di estendere anche nel Territorio della città delle cento torri il progetto, denominato “Il Libro Ritrovato”, che si è classificato al terzo posto tra migliaia di concorrenti nel concorso nazionale “Giovani Protagonisti”, indetto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù, con un finanziamento di Euro 90.000,00.
   Il progetto prevede la raccolta differenziata dei libri depositati dai cittadini in contenitori ben identificati, posti in punti strategici della città e del territorio e la loro successiva selezione e catalogazione.
   Questa operazione evita che i libri vadano al macero e vengano invece ricapitalizzati per far nascere biblioteche negli ospedali, nei piccoli Comuni montani e del’entroterra, per creare postazioni di prestito gratuito nei quartieri, nei parchi cittadini ( dove esistono), nelle case di riposo, nei centri di accoglienza, nelle fabbriche.
   Aderendo a questa proposta  il Comune di Ascoli dovrebbe semplicemente prevedere la sistemazione di appositi contenitori da posizionare in luoghi adeguati per la raccolta di libri; coinvolgere l’Azienda incaricata della raccolta del pattume per il trasporto dei libri in un apposito locale a piano terra, reperito dal Comune, da adibire a magazzino per la differenziazione che verrà effettuata dagli incaricati dell’Associazione tra i libri da riutilizzare e quelli da inviare al macero.
  Insomma sarebbe il primo timido passo anche del nostro comune verso l’obiettivo dei “ rifiuti zero”.
  Siamo certi che l’adesione  all’iniziativa del “Libro ritrovato” verrà ufficializzata , dando così avvio ad  un  percorso di civiltà , che consentirà, oltretutto, sia di  produrre effetti positivi per le casse del comune  sia  di ridurre il carico fiscale per i cittadini.

                                                      Il  Presidente della Sezione di Italia Nostra
                                                                    ( Prof. Gaetano Rinaldi)

lunedì 11 giugno 2012

Una architettura rurale di fronte al Centro Commerciale L’Oasi… da salvare

Continua, ininterrotta, la scomparsa della preziosa architettura rurale che contribuiva, con  il suo elegante profilo, a consolidare l’armonica e dolce immagine della campagna picena.
   Si attende, sovente, che le mura si sbriciolino e i tetti cadano per costruire accanto edifici anonimi o pretenziose villette.
   Nessun effetto ha prodotto il PPAR regionale, che pure ha riconosciuto l’esigenza di tutelare e conservare l’intero territorio delle Marche come un bene storico-culturale, nel cui ambito assumono un particolare rilievo  le case rurali.
   Un esempio eclatante di questa condizione indecorosa è rappresentato dallo splendido edificio, che appare in condizione di estremo abbandono e degrado e ormai prossimo al probabile definitivo crollo, ubicato proprio di fronte al Centro Commerciale “L’Oasi  alle porte di Ascoli Piceno, nel cuore della Valle del Tronto, una volta fertile e ricca di una  lussureggiante vegetazione.
 La costruzione segnalata rappresenta  un esempio di quella che doveva essere una volta tutta la campagna picena, con i campi coltivati e al centro le case coloniche, luogo di riposo, di deposito degli attrezzi di lavoro, di  ambienti per  ritrovarsi tutti insieme per consumare i pasti, per custodire gli animali.




 La costruzione che si distingue per  la sua forma non lineare mossa e pure armonica, con una torre centrale, probabile colombaia, e ambienti aggiunti probabilmente in periodi successivi, conserva comunque una commovente eleganza e un fascino fuori dal tempo.
  La tutela  di questo edificio appare pertanto irrinunciabile per consentirne la conservazione e per evitare che  si permetta la distruzione di una preziosa testimonianza della civiltà contadina ancora presente nel territorio.
 Perché si possa conseguire questo obiettivo sarà necessaria, peraltro, la feconda collaborazione  tra il Soprintendente per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche, la Regione e il Comune di Ascoli Piceno per dare avvio al Procedimento di Dichiarazione dell’interesse Culturale di questo bene ai sensi dell’art.14 del D. Lgs. 22 gennaio 2004, n.42 ( Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ), dovendosi  riconoscere che l’edificio segnalato, di proprietà privata, sia sicuramente da comprendere tra i beni culturali di cui all’art. 2, comma 2 del citato Codice , presentando l’interesse artistico ed etnoantropologico particolarmente importante di cui alla lettera a) comma 3 dell’art.10 e quindi meritevole della dichiarazione   di cui al successivo art. 13, tenendo presente anche  quanto affermato dal punto 4 dello stesso art.  lettera l) che comprende tra i beni culturali “ le architetture rurali aventi interesse storico od etnoantropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale “( e non si vede un esempio, nel territorio piceno, più pertinente di quello segnalato )".
Non va dimenticato, al riguardo, che l’avvenuta Dichiarazione consentirà l’applicazione di quanto disposto dall’art. 20 del Codice che dichiara che "i beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione ”.
Siamo certi, per questo, della concorde collaborazione ed impegno per salvare dalla distruzione  l’edificio in questione per consentire che, nella mastodontica proliferazione edilizia che ha quasi completamente distrutto il mitico paesaggio agrario della fertile Valle del Tronto, rimanga questa residua testimonianza di un’antica civiltà.   

                                          Il Presidente della Sezione di Italia Nostra

                                                     ( Prof. Gaetano Rinaldi )  

giovedì 31 maggio 2012

Il tesoro longobardo di Castel Trosino: perché deve tornare ad Ascoli.


I beni culturali e la “ crescita ” dell’Italia.
Il tesoro  longobardo di Castel Trosino: perché deve tornare ad Ascoli.

Nel lontano 1893, in un campo vicino a Castel  Trosino, venne scoperta una necropoli di epoca longobarda, ricca di preziosi reperti, che, secondo il Ministro Martini,  dopo i dovuti controlli ,  dovevano tornare nel luogo del ritrovamento.
E’ interessante, al riguardo,  riportare le  parole con cui il Ministro  il 30 giugno 1893 rispose in Senato ad un’interrogazione presentata sull’argomento dal Sen. Mariotti di Pesaro “ … Io non ho punto idea di strappare  pagine di storia. Il fare i musei come si facevano due secoli fa, raccogliendo oggetti, o curiosi, o preziosi per portarli in un  museo centrale, è una idea, a cui si ribella assolutamente la scienza moderna. L’oggetto, oltre al suo peculiare valore, ne ha uno che gli viene dallo essere conservato là dove si rinvenne….”.
                                                  Necropoli cartina

Purtroppo la  restituzione, pur giustificata da validi e fondati motivi e, quindi, non espressione degli atteggiamenti localistici e campanilistici, che sovente contraddistinguono l’operato delle comunità periferiche, non è mai avvenuta.
Per meglio comprendere i reali termini del problema appare opportuno analizzare le modalità di conservazione, esposizione e custodia delle risorse e dei reperti culturali, che caratterizzano l’offerta dei paesi più ricchi di opere d’arte, di monumenti, di aree archeologiche, di musei .
Da una parte ci sono paesi, come la Francia, che hanno privilegiato la realizzazione di grandi Contenitori, come il Museo del Louvre, in cui sono esposte opere d’arte provenienti da tutto il mondo. Questo sistema rappresenta, in qualche modo, l’essenza della decontestualizzazione. Infatti sovente le opere esposte non hanno alcun rapporto con il territorio.
Per il Museo citato, peraltro, va riconosciuto che la ricchezza dei materiali esposti, la spettacolarità del sistema espositivo, l’immagine  delle raccolte consolidata dal trascorrere del tempo hanno certamente contribuito a far superare l’effetto di straniamento e di decontestualizzazione  delle esposizioni, consolidandone l’immagine  come avente un valore in sé e come una tipica espressione della cultura  del paese che lo ospita, sì da farlo diventare un punto di riferimento irrinunciabile per i turisti, i visitatori e gli studiosi provenienti da tutto il mondo.
Strabilianti sono gli  effetti positivi sullo sviluppo del turismo e dell’economia della Francia, se si tiene presente che questo Museo richiama annualmente più di 8 milioni di visitatori, numero di gran lunga superiore alle presenze riscontrate nell’insieme di tutti i musei sparsi nella nostra amata Italia.
Ben differenti sono, invece, le caratteristiche del sistema dei musei e dei beni culturali italiani. In luogo di grandi contenitori, in Italia è presente una miriade di raccolte diffuse su tutto il territorio nazionale, espressione e documentazione della  vivace e stratificata cultura dei luoghi.
Questa parcellizzazione dell’offerta, peraltro, se da un lato permette di esaltare le specificità locali con la cui cultura e storia viene assicurato un solido ed organico legame,  dall’altro costruisce a farne perdere o ridurre  gran parte della propria forza attrattiva, non consentendo la presentazione del tutto come un sistema organico e strutturato, in grado di far apparire ogni elemento come una parte dell’insieme e non come un segmento parcellizzato disperso sul territorio.
Appare necessario, pertanto, elaborare progetti esaltanti ed avveniristici, pensando in grande e abbandonando, finalmente, quell’atteggiamento fatalistico, che alcuni collegano alla presunta presenza della “ sindrome dei pensionati mentali ”.  Decidendo, finalmente, di destinare al settore risorse adeguate, sottratte magari ai progetti di grandi opere che rappresentano, sovente, un puro costo con danni, sia economici sia ambientali, per il sistema Italia, come, per esempio, il faraonico e non si sa quanto utile e sicuro Ponte dello Stretto di Messina.
 Gli investimenti nel settore della Cultura, invece,  consentirebbero un ritorno immediato in termini di sviluppo del turismo di qualità e della conoscenza, favorendo un aumento esponenziale del numero di visitatori e contribuendo, quindi, alla creazione di buona e sicura occupazione e a quella  “ crescita ” economica di cui tanto si parla, crescita che si verificherebbe in un settore, che fonda la sua offerta sui valori della unicità e tipicità, assicurando un vantaggio competitivo anche nei confronti dei concorrenti che hanno bassi costi di produzione.
Non vanno  dimenticati, inoltre,  gli effetti positivi che queste scelte determinerebbero sul fronte della salvaguardia, tutela, conservazione, fruizione  e valorizzazione dei beni che sono l’espressione dei valori e della memoria storica del nostro paese.
Perché questa sfida possa essere affrontata con successo, peraltro, si dovranno elaborare dei progetti per mettere in rete tutto il patrimonio culturale di cui l’Italia è ricca. Bisognerà in pratica realizzare nel  paese un enorme Museo Diffuso, creando una vera e propria rete di tutte le realtà artistiche, architettoniche, urbane, archeologiche e paesaggistiche del territorio italiano, da  promuovere  quali elementi formidabili di attrazione per visite di qualità,  di scambi culturali e di conoscenza e non di semplice escursionismo, favorendo il turismo lento, che richiede la permanenza nei luoghi visitati.


                                                       Puntale longo

Prevedendo , altresì, momenti di coordinamento, di promozione integrata e di rete, la creazione di itinerari e di approfondimenti tematici. Nella consapevolezza che tutto ciò richiederà un  ruolo attivo della strutture museali già esistenti, il coinvolgimento di   nuove professionalità , l’abbandono del ruolo di semplici custodi di opere messe, sovente, sotto formaldeide.
La promozione di questo disegno sistemico potrebbe essere favorita dalla realizzazione, nella capitale, del Museo   delle Civiltà Italiche e della Storia dell’Italia, da allocare in un edificio moderno, funzionale, ampio, dotato di tutti gli strumenti tecnologici più sofisticati, simile, per la rivoluzionaria concezione, all’Auditorium di Renzo Piano e come questo immerso in un parco .Il Museo dovrà rappresentare  una introduzione alla storia e all’evoluzione delle civiltà del nostro paese con esposizione di alcune opere fondamentali ed esemplari, con pannelli illustrativi, proiezioni di filmati e tutto quanto utile  per invitare a visitare i vari musei, le aree archeologiche, i monumenti, le città, i paesaggi , i giardini presenti sul territorio per approfondirne la conoscenza ed entrare in contatto con i luoghi dove in concreto le civiltà si sono sviluppate e dove le comunità hanno prodotto le opere d’arte.
Così, per tornare al problema dei Tesori di Castel Trosino, nell’istituendo Museo delle Civiltà Italiche potrebbero essere esposti alcuni esemplari di questi reperti, con l’indicazione che  tutti gli altri sono conservati  nel luogo dove sono stati scoperti e realizzati , con un invito ad iniziare un percorso in grado di far avvicinare i visitatori  alla anima profonda dei luoghi.
Nella speranza che questo grande progetto si realizzi, riteniamo che la richiesta pressante di tutta la comunità ascolana di riavere i Tesori Longobardi di Castel Trosino debba essere finalmente soddisfatta in modo da consentirne l’esposizione nel prestigioso Forte Malatesta di Ascoli Piceno, già pronto per custodirli, proprio in vista della  necropoli dove furono rinvenuti. Dando avvio, magari, proprio con questo provvedimento al ridisegno moderno, coinvolgente, emozionante del panorama dei patrimonio culturale,  ora per tanti aspetti grigio,  del nostro grande e amato paese.
 
               Il Presidente della Sezione
                    ( Prof. Gaetano Rinaldi )
 


                                                  Forte Malatesta

 

giovedì 24 maggio 2012

Gli Incontri di Italia Nostra


Mercoledì 30 maggio, ore18.00-Libreria Rinascita
Ascoli Piceno

Il Distretto Culturale delle Terre della Primavera Sacra.
L’avvio di un “Processo Modulare”.
Come è noto la Sezione di Ascoli Piceno  sta proponendo da vario tempo la realizzazione   di un Distretto finalizzato alla valorizzazione sistemica di tutte le risorse culturali del territorio,  la cui filosofia si basa sui  fondamentali principi della  “ tutela, conservazione e fruizione”.
La probabile difficoltà di una piena comprensione della proposta insieme al timore di avventurarsi su un sentiero che presenta notevoli elementi di complessità oltre a quello della presenza del principio della tutela che potrebbe in qualche modo porre dei limiti alla piena  libertà di azione specie nel settore urbanistico, che rappresenta in genere  il tradizionale campo in cui si sviluppa l’attività economica del nostro paese, rappresentano, forse, un ostacolo insuperabile alla  realizzazione pratica di questa proposta, che pure consentirebbe di dare una risposta positiva alle esigenze di sviluppo del territorio , creando le condizioni per un aumento solido e duraturo di una buona e solida occupazione,  specie dei giovani.
Per superare questo ostacolo, si è ritenuto di aggirarlo, evitando di insistere nella presentazione di una proposta sistemica e complessiva, proponendo l’avvio di un processo modulare.
Come primo modulo si è ritenuto di proporre la realizzazione di 8 Parchi Culturali ed Ambientali, avendo come modello quanto realizzato con notevole successo nel Distretto della Val di Cornia in Toscana.
Qui  sono stati individuate le emergenze naturalistiche, minerarie, archeologiche di un ampio territorio nella zona di Piombino, provvedendo al relativo recupero e restauro , utilizzando  allo scopo  fondi comunitari.
E’ stata costituita, poi, una Società per Azioni pubblico- privata partecipata dai Comuni della Zona per la Gestione dei Parchi (  Punti di ristoro, attività di guida, custodia dei siti archeologici, gestione delle strutture residenziali, cura della sentieristica etc.)
La Società , dopo un  lieve deficit nei primi anni di attività, ripianato dai Comuni partecipanti,  chiude ora il bilancio in pareggio se non in attivo.
Nel frattempo è stato conservato nella sua più completa integrità un paesaggio di struggente bellezza, visitato annualmente da un numero veramente elevato di scolaresche e turisti italiani e stranieri.
Sono stati creati inoltre moltissimi posti di lavoro.
La stessa cosa si dovrebbe realizzare nel nostro territorio, dove si propongono i seguenti Parchi:
1- Parco degli Eremi di San Marco, del Convento di Rosara e dei sentieri dei Monti Gemelli;
2- Parco dei sistemi fluviali;
3- Parco dei Calanchi , dell’Ascensione e dei geo-siti ;
4- Parco delle terre del Tartufo;
5- Parco del Sistema Collinare Piceno;
6- Parco delle Ville Nobiliari Picene;
7- Parco delle Oasi e dei Sentieri dei Parchi Nazionali dei Monti della Laga
           e dei Monti Sibillini;
      8- Parco del sistema urbano della Città del Travertino ( torri, rue, chiostri,    orti murati, chiese e chiostri).
L’ incontro del 30 maggio p.v. presso la Libreria Rinascita vuole essere un primo incontro per illustrare la proposta.
Ad una relazione introduttiva  con cui si chiarirà quali potrebbero essere le modalità da seguire per realizzare e gestire i parchi proposti anche sulla base dell’esempio virtuoso della Val di Cornia( magari con la proiezione di un filmato dedicato a questa località) , seguiranno 8 brevi relazioni, arricchite naturalmente dalla proiezione di diapositive, volte alla illustrazione dei valori e delle emergenze dei parchi stessi.
A questo primo incontro, ne seguiranno altri dedicati alle altre numerose risorse culturali del territorio ( artigianato, enogastronomia e agro-alimentare, sistemi innovativi di residenzialità turistica e nuove forme di turismo, tutela e valorizzazione dei beni artistici ed archeologici, recupero e restauro urbano ed ambientale, modalità innovative di promozione,sistema delle manifestazioni etc).                                                In pratica un lavoro di lunga durata, che potrà sollecitare l’attenzione e il coinvolgimento dei portatori d’interessi e consentire il conseguimento degli  obiettivi raggiungibili in tempi più brevi con l’effettuazione dello “ studio di fattibilità “, non potuto realizzare per la mancanza di fondi.
La partecipazione all’incontro di tutti gli Amministratori degli Enti Locali delle Terre della Primavera Sacra e dell’Assessore al Piceno della Regione Marche, Antonio Canzian, consentirà di avviare un proficuo confronto ed accertare se c’è la reale volontà di favorire effettivamente lo sviluppo del territorio.

                            Il Presidente della Sezione di Italia Nostra
                                   ( Prof. Gaetano Rinaldi )




mercoledì 9 maggio 2012

Varianti urbanistiche di Monticelli e di Monterocco

Prosegue con pervicace determinazione l’opera di distruzione di tutte le residuali aree libere del territorio cittadino.
Così, dopo avere consentito la scomparsa dal panorama urbano di alcuni splendidi esempi di architettura civile e di archeologia industriale con il contiguo fascinoso apparato vegetale ( leggasi lottizzazione di Via Firenze e Complesso del Sacro Cuore già ex Unes –Enel ), si preannunciano ulteriori interventi di espansione edilizia nell’area Ex Carbon, già una volta indicata come spazio destinato a verde per rispettare  i parametri minimi necessari per la programmata  espansione edilizia della città, mentre è ormai solo un pio ricordo gran parte dell’area contigua all’Istituto Tecnico Agrario, che si prestava ottimamente per la realizzazione di un Parco Urbano di accettabili dimensioni e di cui la città è drammaticamente priva.
D’altronde non va dimenticato che sullo sviluppo della città pende drammaticamente la spada di Damocle  dell’eventuale riproposizione di quanto stabilito dalla variante urbanistica approvata per il cosiddetto Centro Direzionale per l’area che si estende dalla Stazione Ferroviaria sino all’Edificio dell’Aci. Si trattava di una cubatura stratosferica, con la previsione di stecche alte oltre sei piani che avrebbero occupato l’intera area edificabile, consentendo, sembra, la costruzione di  edifici in grado di ospitare un numero esorbitante di abitanti ( 6000, forse?), cosa che potrebbe essere resa ancora possibile dall’eventuale e già una volta  proposta  modifica del provvedimento, teso a prevedere insieme alla destinazione direzionale, quella commerciale e  residenziale

L’area di Villa Rendina, proposta per la variante.


Tanto per cominciare, comunque, è stata autorizzata la realizzazione di un edifici di rilevante cubatura, in luogo di quello già esistente di accettabile dimensione e con un impatto veramente esiguo, nel viale che porta alla Stazione Ferroviaria cittadina.
In realtà questa costruzione fa comprendere cioè che si verificherebbe se si dovesse insistere nella riproposizione della variante , che sembra ora “ in sonno”.
Comunque per una città che vede ridursi progressivamente il numero degli abitanti ed assiste  al drammatico invecchiamento della popolazione residente, appare francamente incomprensibile tutto quanto accade in campo urbanistico ed in particolare l’adozione di  nuove varianti che prevedono  due lottizzazioni nelle ultime  aree libere pianeggianti del territorio cittadino che, ad ovest e ad est del tessuto urbano, appaiono come le uniche conservabili nella loro fondamentale dimensione naturalistica per farne dei parchi urbani o, forse meglio, per consentirne la fruizione come “orti urbani o di prossimità”, specie considerando che, nel frattempo, si è persa la possibilità di conservare l’integrità dell’area antistante l’Ospedale di Monticelli dopo l’approvazione del Contratto di Quartiere che prevede la probabile realizzazione di un numero considerevole di edifici in uno spazio fondamentale per la vivibilità del quartiere.
(Va precisato che le due varianti edilizie in questione interessano da una parte un’area quasi a ridosso delle mura del cimitero e, dall’altra, uno spazio prossimo alle sponde del Fiume Tronto, a strade di grande traffico e al depuratore cittadino ! ).
 

Il depuratore, il fiume Tronto e l’area della variante di Villa Rendina.



 La differente destinazione da noi proposta, tra l’altro, sarebbe  coerente con lo spirito e le indicazioni del PPAR  della Regione Marche, alle cui prescrizioni, d’altra parte, il Comune di Ascoli non ha mai adeguato i suoi strumenti urbanistici e con quanto ripetutamente fatto presente dal Prof. Cervellati circa l’ormai non più accettabile ulteriore espansione edilizia della città, tenuto conto dell’abnorme consumo del territorio,  sproporzionato, rispetto alla ridotta pressione antropica e della rilevante consistenza di edifici non occupati e non utilizzati in tutto l’edificato cittadino ed in particolare nel centro storico.
Trova quindi conferma  quanto già dalla Sezione segnalato a proposito dei provvedimenti da adottare in campo urbanistico per ridare un ruolo ed una funzione alla città, privilegiando l’attività di recupero e restauro degli edifici del centro storico in condizione di abbandono, favorendone la fruizione anche con provvedimenti premiali di ordine fiscale o di altro genere, in modo da evitare la sua ulteriore periferizzazione consentendo così che riacquisti la centralità e vitalità, certamente non assicurate dalle tante manifestazioni temporanee organizzate ( quali fritti misti, aperitivi e quant’altro ), vera e propria iniezione di “morfina” che lenisce temporaneamente il dolore ma non risolve il problema.
  Senza  dimenticare   i  danni  che la nuova espansione urbanistica arreca al sistema economico complessivo della città( espansione abnorme delle spese rispetto agli oneri di urbanizzazione riscossi, progressiva distruzione del residuale  territorio fertile, aumento dell’inquinamento, riduzione della qualità della vita, perdita di valore delle abitazioni in condizione di abbandono, sfitte , inutilizzate o invendute e, aspetto più grave della questione, progressiva ulteriore perdita di ruolo del centro storico cittadino, unico fondamentale  valore aggiunto che  potrebbe dare   una prospettiva di solido e duraturo sviluppo alla città ).

    
L’area di Monterocco, contigua al Cimitero, proposta per la variante.

D’altronde è dimostrato che i comuni virtuosi che hanno scelto l’opzione del consumo zero del territorio, privilegiando la valorizzazione dei beni comuni, tra cui vanno compresi indiscutibilmente il paesaggio, il territorio, l’ambiente, per queste scelte fatte sono in  condizione economica soddisfacente e sono in grado di destinare le risorse risparmiate al miglioramento dei servizi e della  qualità della vita, sì da porsi, ormai, come un valido esempio di sana gestione della cosa pubblica in grado di assicurare un armonico e civile sviluppo della comunità. 
   Basti, a riguardo,  vedere quanto realizzato dal Comune di Capannori in Provincia di Lucca, che andrebbe assunto come un termine di paragone  per una gestione moderna, civile, equa ed economicamente sana.
  L’augurio è che il Consiglio Comunale di Ascoli , prima di adottare le nuove varianti, tenga ben presenti le considerazioni formulate con questa nota , seguendo, magari, l’esempio del Comune di San Benedetto del Tronto, che, di fronte all’opposizione concorde della comunità rivierasca, ha avuto il coraggio di rinunziare all’intenzione di distruggere l’ultimo lembo libero del territorio pianeggiante cittadino. E’ da augurarsi, altresì, che, sulla vicenda si sviluppi un libero e franco dibattito che coinvolga l’intera comunità(chiamata, magari, a partecipare attivamente alle scelte con lo svolgimento di un referendum) in modo che si chiariscano nella maniera più limpida i reali termini del problema, tenendo presente, comunque, quanto a più riprese sostenuto dal Prof. Cervellati  in merito al  già eccessivo consumo del territorio, consumo che va, a nostro parere, interrotto da subito e non in un futuro, quando ormai tutto sarà definitivamente perduto.

                                      Il Presidente della Sezione
                                               (Prof. Gaetano Rinaldi)


mercoledì 18 aprile 2012

l’opportunità di tutelare l’integrità del Complesso edilizio ex Unes ed Enel


        Con nota del 12 aprile 2007, che ad ogni buon  fine si allega in copia, la Sezione di Italia Nostra di Ascoli segnalava alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e al Direttore Regionale per i Beni Culturali delle Marche l’opportunità di tutelare l’integrità del Complesso edilizio ex Unes ed Enel in Via Marcello Federici di Ascoli Piceno con l’eventuale Dichiarazione dell’interesse Culturale di cui all’art. 13 del D.Lgs 22 Gennaio 2004 dell'edificio e del lussureggiante giardino contiguo.
      Nella nota venivano indicate in maniera analitica le motivazioni che giustificavano ampiamente la richiesta.
     Purtroppo deve constatarsi che in questo caso, come in altri verificatisi nella nostra città  (si veda quanto occorso nel comparto di Via Firenze, dove la richiesta di evitare la scomparsa dal panorama cittadino di alcuni pregevoli esempi di edilizia di qualità e di un rigoglioso giardino non è stata presa in considerazione, permettendo la costruzione di un numero sproporzionato di edifici, che, di certo, come ripetutamente fatto presente, determineranno conseguenze gravi sulla vivibilità del quartiere interessato alle nuove edificazioni) non si è ritenuto di salvaguardare in maniera adeguata il complesso edilizio, pregevole esempio di archeologia industriale, con il  contiguo lussureggiante giardino, permettendo la realizzazione di un numero esagerato di nuovi edifici, che, tra l’altro, si vanno a porre come una impenetrabile cortina tra la prestigiosa e ricca struttura urbana del centro storico cittadino e la preziosa quinta collinare.


                                 Situazione attuale  del complesso dal retro
   
      Così dopo la realizzazione della tangenziale nord,  primo momento di separazione della città dalle vicine colline, ora si procede a costruire questi nuovi edifici proprio a ridosso dell’asse stradale, interrompendo completamente il rapporto fecondo con i campi e e la lussureggiante vegetazione del sistema collinare.
     D'altronde è da rivelare che anche la contigua Chiesa del Sacro Cuore, con la sua armoniosa facciata, appare come oppressa dalla realizzazione delle nuove costruzioni.
     Nel frattempo, a poca distanza da queste ultime , l'edificio dell'ex Gil, esemplare e nobile esempio di  architettura  razionalista del ventennio,  si trova in una condizione di estremo degrado e perde letteralmente i pezzi. La sua presenza peraltro, pur nella presente condizione di abbandono, si pone come un muto e severo esempio delle corrette modalità da seguire nella realizzazioni di nuove costruzioni, da effettuare nel segno del rispetto dei valori urbani e del paesaggio.
     La presente segnalazione  vuole essere ancora una volta  un  richiamo,
a futura memoria ”, perché si abbia un buon ricordo di quello che si sarebbe potuto salvare rispetto a quello che invece è stato permesso e distrutto.


                                 Complesso Unes- Enel e quinta collinare

      E’ proprio per rendere possibile questo confronto oggettivo che alleghiamo le foto di quella che era la situazione precedente, di quella attuale, di quella  futura.
      Vorremmo chiudere questa segnalazione  con l’augurio che anche Ascoli si avvii finalmente  sul sentiero del “ consumo zero del territorio", scelta già effettuata da alcuni comuni virtuosi, privilegiando finalmente l'attività di recupero e restauro dell'esistente, unica possibilità di salvare il salvabile e di fornire autentiche opportunità di un solido sviluppo economico e di lavoro per tutti coloro che operano nel settore dell’edilizia.





                                                       Il Presidente della Sezione
                                                         (
Prof. Gaetano Rinaldi )