La vicenda dell'area Ex Carbon e le
modalità in cui si sta concludendo meritano indiscutibilmente un
approfondimento, una valutazione sulla congruità ed opportunità
delle decisioni che si stanno
assumendo, una disamina ed
illustrazione delle altre "opzioni" possibili.
Appare opportuno preliminarmente
accennare alla lunga storia dell'importante insediamento industriale
che, insieme a molti posti di lavoro, aveva creato notevoli problemi
di vivibilità per la comunità ascolana per i consistenti livelli di
inquinamento procurati. Livelli addirittura aumentati quando circa
25 anni or sono il Consiglio Comunale Cittadino, improvvidamente e
senza tener conto della destinazione urbanistica dell'area (servizi
sportivi e verde) aveva autorizzato l'ampliamento dell'insediamento
industriale con l'attivazione di processi di lavorazione ancora più
inquinanti ed impattanti. Seguì un periodo di forti contrasti nella
città, con petizioni, manifestazioni e quant'altro. Era il periodo
quando nella città pioveva letteralmente la pece. Fatto sta che gli
impianti furono costretti alla utilizzazione di adeguati impianti di
filtraggio dei fumi di scarico per ridurre o eliminare del tutto
l'inquinamento ( il cosiddetto depuratore RE-THERM ).
Poi man mano gli operai incominciarono
ad essere licenziati, fino al punto in cui l'impianto fu completamente chiuso.
Rimaneva, peraltro, il problema
dell'inquinamento presente in maniera rilevante nell'area di
insediamento dello stabilimento e molto
probabilmente anche in quella circostante.
A parere dei più la bonifica e la
messa in sicurezza dovevano essere effettuati dai responsabili
dell'inquinamento sulla base del fondamentale principio che "chi
inquina paga".
E' successo, invece, che imprenditori
locali sono subentrati alla società responsabile dell'inquinamento,
accollandosi l'onere della bonifica e della messa in sicurezza
dell'area.
E' probabile che il prezzo pagato per
tutta l'area di circa 25 mila metri quadri ( sembra quattro milioni e
mezzo di Euro) sia stato determinato tenendo conto di questo onere
supplementare.
Differentemente, infatti, il prezzo da
pagare sarebbe stato sicuramente maggiore, tenuto conto della
posizione dell'area, proprio al centro
del tessuto urbano cittadino. La differente valutazione del valore
dell'area e l'assunzione di un onere supplementare presupponevano probabilmente il cambio
della destinazione urbanistica del sito, con la previsione di un
sostanziale incremento degli spazi destinati alla residenzialità e
alle attività commerciali, rispetto al verde sportivo previsto dal
vecchio strumento urbanistico.
Questo cambiamento di destinazione
avrebbe favorito, infatti, un rilevante aumento del valore
dell'area, consentendo, così, con la
rendita derivante di poter provvedere alla copertura delle spese
occorrenti per l'opera di
disinquinamento. Senza dimenticare naturalmente la possibilità di
poter
usufruire di eventuali finanziamenti
pubblici per lo svolgimento di questa operazione indispensabile.
(Non va dimenticato che questa scelta
presenta indiscutibili elementi di criticità. Infatti, come
sostenuto dall'Ing. Rolando Mariani, se questo principio si dovesse
affermare in tutta Italia, per costruttori o eventualmente
speculatori basterebbe assicurarsi il possesso di terreni inquinati,
per ottenere dalle Amministrazioni Comunali il cambio di destinazione
dell'area, magari da agricoli ad edificabili, per procurarsi le
risorse per il disinquinamento oltre ad altri benefici economici più
o meno rilevanti. E ciò potrebbe accadere anche nella aree campane
dove sono stati interrati rifiuti super inquinanti delle fabbriche
del nord. Evidentemente un processo inaccettabile e pericoloso!).
Comunque è ' proprio quello che è
successo in pratica ad Ascoli. Infatti il Consiglio Comunale
cittadino ha ritenuto di approvare un Piano di Riqualificazione
Urbana (PRU), che somiglia, come afferma on.le Agostini “
molto più ad una mega speculazione edilizia, nel cui piano
finanziario, inoltre, compaiono somme smisurate e sospette destinate a
consulenze e progettazioni".
E' indiscutibile che la scelta
effettuata, al di là dell'aspetto ambientale, presenta dei sicuri
elementi di criticità per quanto riguarda la valutazioni economiche
riguardanti la complessiva organizzazione della struttura urbana della
città.
La realizzazione di una lottizzazione
che prevede in sostanza la creazione di un vero e proprio nuovo
quartiere cittadino con la costruzione di 350 mc di nuovo edificato
per circa 1400-1500 appartamenti e non meno di 4500 nuovi abitanti, a
cui vanno aggiunti gli operatori impegnati nel Polo Tecnologico, se
mai verrà realizzato, e nel centro commerciale, a cui sembra sia
destinata un'area di circa 7000 mq, determinerà di sicuro un'
ulteriore riduzione della forza d'attrazione del centro storico
cittadino, il sicuro decremento del valore dei tanti edifici ed
abitazioni già in atto sfitti e non occupati , un incremento
esponenziale delle spese occorrenti per fornire servizi adeguati
(stradali e d'altro genere) al nuovo quartiere cittadino.
Insomma proprio le tante tipiche
diseconomie procurate dalla progressiva proliferazione edilizia che
mai vengono prese in considerazione,
tanto il conto la paga poi Pantalone, quando tutto è fatto.
Ben altre erano state le proposte
formulate da Italia Nostra, che evidentemente non sono state prese
in considerazione. Infatti, a fronte di
coloro che, non a torto, sostenevano che l'area della Ex Carbon
dovesse essere destinata nella sua interezza a verde, così come
previsto peraltro dal Piano Regolatore Vigente, in modo da dotare la
città di un Parco Urbano di cui è drammaticamente privo (e in
proposto appare opportuno ricordare la precedente lottizzazione del
Pennile di Sotto e le altre costruzioni realizzate nell'area contigua
al Giardino dell'Istituto Tecnico Agrario, ormai ridotto ai minimi
termini, consentendo che si commettesse" un crimine",
che, come affermato dal Prof Cervellati, non si sarebbe mai dovuto
compiere), Italia Nostra, in forma collaborativa , aveva proposto per
l'area Ex - Carbon soluzioni tali da consentire di farla diventare un
vero e proprio laboratorio per lo sviluppo e l'affermazione
dell'opzione culturale che è l'unica che potrebbe a nostro parere
offrire solide prospettive di sviluppo alla città.
L'opzione della proliferazione edilizia
è invece sicuramente perdente ed è in sostanziale contrasto con la
scelta del "consumo zero" del territorio che
deve essere la nostra meta e l'obiettivo da raggiungere. Infatti si
è costruito già tanto in Italia e ad Ascoli e, d'ora in poi, è
indispensabile dedicare tutte le energie e risorse alla
irrinunciabile opera di recupero e restauro ambientale ed urbano.
Oltre tutto questo tipo di scelta
permetterebbe il coinvolgimento di molti tecnici, di tante imprese,
rispetto ai pochi coinvolti in una
singola mega lottizzazione, oltre a salvaguardare il valore e gli
interessi dei proprietari degli edifici
preesistenti e la sopravvivenza degli esercizi commerciali, specie
del centro storico, in una situazione di crisi sempre più grave.
A "FUTURA MEMORIA"
riteniamo, pertanto, per evitare che, a cose fatte, quando i danni si
saranno prodotti non si possa dire che le Associazioni di tutela e
culturali non hanno fatto sentire la propria voce, di dover ancora
intervenire sull'argomento, allegando a questa nota copia delle
proposte già per tempo formulate e di cui purtroppo non si è tenuto
conto alcuno.
ll
Presidente della Sezione
(Prof
Gaetano Rinaldi)
L'area Ex- CARBON
L'area in progetto - Ex- CARBON
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