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mercoledì 13 novembre 2013

Palazzo Sgariglia: non solo “ a futura memoria”.


Dopo vari tentativi sembra che finalmente stia per giungere a termine la lunga telenovela del Palazzo Sgariglia e, come prevedibile,  l'esito finale della vicenda è quello  meno rispettoso dei valori e della storia di questo importante edificio ubicato proprio al centro della città.
Si è così concretizzata l’antico disegno  di utilizzare l'imponente costruzione per la realizzazione delle solite abitazioni ( In Italia, infatti, non si pensa ad altro e si ritiene che ogni possibilità di sviluppo possa essere favorito solo dalla costruzione di nuovi appartamenti senza tener conto, peraltro, di quelli già esistenti, sfitti, abbandonati o in una grave condizione di degrado). In un primo momento, si era pensato alla realizzazione di case di edilizia economica e popolare per consentire, così fu affermato, anche ai meno abbienti di abitare al centro della città. Ma questo disegno non fu mai completato.
Si ritenne, poi, di retrocedere l’edificio ai privati, oggetto di permuta per il “polo universitario”, per farne alloggi  per gli studenti della locale  Facoltà di Architettura. Anche questo progetto non giunse in porto.
Finalmente negli ultimi tempi il cerchio si è chiuso . La prestigiosa costruzione è stata  concessa ad una Fondazione, che trasformerà tutto l’edificio in appartamenti:  alcuni di prestigio in libera vendita sul mercato, altri in abitazioni di “housing sociale e pare una minima parte in camere per studenti.
Sono state formulate riserve circa la convenienza economica della scelta effettuata, specie per il Comune già proprietario dell’immobile che, al termine dell’operazione, potrebbe non ricavare alcun utile o, forse, rimetterci eventualmente qualcosa.  A nostro parere  il problema non è di carattere economico quanto della opportunità delle scelte fatte.
La Sezione di Italia Nostra rimane ancora convinta di quanto a più riprese  segnalato in  tempi non sospetti agli amministratori locali e agli organi di tutela. Un edificio di tale importanza, infatti, doveva   essere tutelato, così sosteneva, nella sua interezza per i valori architettonici e storico artistici  complessivi, dai ricchi saloni affrescati agli eleganti e spaziosi corridoi, dalle scalinate prestigiose all’elegante cortile sino alla luminosa facciata; tutti elementi  che contribuivano a conferire un valore emblematico di assoluto rilievo alla costruzione pur a fronte dell’abbandono indecoroso, che ha permesso  che fosse depredato e spogliato di tutte le suppellettili di pregio, consentendo , tra l’altro, lo sfondamento delle volte e la distruzione degli affreschi splendidi. Insomma un vero e proprio disastro.
La tutela integrale andava a maggior ragione assicurata per destinare l’edificio ad una utilizzazione  culturale nei modi che sarebbe stato possibile precisare, chiedendo la collaborazione di studiosi e di esperti sensibili per far diventare la prestigiosa costruzione un punto di riferimento fondamentale dell'immagine della città, contribuendo  a farle riacquistare, così, il ruolo e la funzione che le competono , favorendo, tra l’altro, lo sviluppo del turismo di qualità e della conoscenza.
Si doveva in  pratica seguire l’esempio della splendida città di Osimo, che ha saputo salvaguardare l’integrità dei prestigiosi Palazzi nobiliari di cui è ricca, in uno dei quali, proprio in questi giorni, viene ospitata l’importante Mostra “da Rubens a Maratta: Meraviglie del Barocco nelle Marche”, splendidamente curata da Vittorio Sgarbi.  Niente di tutto questo è avvenuto ad Ascoli : i prestigiosi saloni affrescati diventeranno abitazioni di lusso, le parti meno nobili abitazioni per il ceto medio o per i meno abbienti , una parte minima ospiterà qualche sparuto studente.
Si perderà comunque l'integrità dell’edificio e la memoria stessa dei grandi benefattori di Ascoli, appunto gli Sgariglia , i cui resti fremeranno sicuramente nel cimitero delle Piagge per il grande affronto arrecato alla loro nobile generosità.
Purtroppo al ruolo di Ascoli come centro culturale di eccellenza si crede solo a parole. All'atto pratico tutto poi si risolve nella realizzazione delle solite nuove abitazioni, oltre non si riesce ad andare.  Ad ogni buon conto riteniamo opportuno allegare alla presente nota quelle inviate a vari destinatari ed in particolare agli organi di tutela nel lontano 2006, confermando tutto quanto all’epoca segnalato, rinnovando in particolare la nostra perplessità circa la qualificazione come “ restauro e risanamento conservativo” dell’intervento che si sta realizzando.
Infatti, come già precisato con le note del 2006 ,  anche se “ è vero che nel frattempo il Palazzo è stato depredato delle sue più prestigiose suppellettili, che è stato abbandonato al degrado e alla spoliazione, che nessuna cura è stata posta per salvaguardarne il decoro, integra, comunque , rimane la struttura, che merita di essere conservata  nella sua totalità”.
È’ evidente che se si  stravolge  la forma e le caratteristiche per farne abitazioni più o meno di lusso “non viene conservato l’originario organismo edilizio. Quindi non si può parlare di restauro e risanamento conservativo, che prevede solo- interventi rivolti ad assicurare funzionalità all’edificio, mediante un insieme sistematico di opere, che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano una destinazione d’uso compatibili”.
“In pratica restauro significa conservare l’organismo in volume, altezze, larghezze, forme, organizzazione strutturale. Significa rispettare gli elementi formali quali finiture e quant’altro, salvo che non si tratti di- elementi estranei-, da dimostrare in maniera esplicita”.
 Quindi per l’intervento in atto  si potrebbe parlare probabilmente di “ Ristrutturazione Edilizia” in quanto, a nostro parere, per renderlo compatibile con le nuove destinazioni- forse- sarà necessario  effettuare interventi edilizi rivolti “alla trasformazione dell’organismo attuale, mediante un insieme  sistematico di opere che determinano la creazione di un organismo nuovo in tutto o in parte significativamente diverso da quello precedente”.
La segnalazione che viene effettuata intende in primo luogo , come già avvenuto per gli interventi realizzati nella lottizzazione di Via Firenze o del Complesso Ex-Unes, confermare anche “a futura memoria”  la nostra contrarietà all’operazione, ripetendo che con le scelte fatte la città si priva della possibilità di utilizzare uno spettacolare contenitore per attività che  avrebbero esaltato la sua immagine , quale prestigioso luogo d’arte. In pari tempo perché venga acclarato se possa trattarsi effettivamente di “restauro e risanamento conservativo” o di altro tipo di intervento, come a noi sembra.
Precisando , quindi, se, sulla base di questa eventuale  differente configurazione dell’intervento in atto, risulta rispettato  quanto previsto dall’art. 10 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ed , in particolare, se quanto realizzato rientra nella fattispecie degli interventi vietati di cui al successivo articolo 20 che così recita: “I Beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione”.

 
    
 

                                                            Palazzo Sgariglia


Lettera del 4 marzo 2006 (Richiesta per l'inserimento nell'elenco dei beni culturali del Palazzo Sgariglia)

Lettera del 20 marzo 2006


IL Presidente della Sezione
Prof. Gaetano rinaldi
 
 

                      

 

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