Dopo vari
tentativi sembra che finalmente stia per giungere a termine la lunga telenovela
del Palazzo
Sgariglia e, come prevedibile, l'esito finale della vicenda è quello meno rispettoso dei valori e della storia di
questo importante edificio ubicato proprio al centro della città.
Si è così
concretizzata l’antico disegno di
utilizzare l'imponente costruzione per la realizzazione delle solite abitazioni
( In Italia, infatti, non si pensa ad altro e si ritiene che ogni possibilità
di sviluppo possa essere favorito solo dalla costruzione di nuovi appartamenti
senza tener conto, peraltro, di quelli già esistenti, sfitti, abbandonati o in
una grave condizione di degrado). In un primo momento, si era pensato alla
realizzazione di case di edilizia economica e popolare per consentire, così fu
affermato, anche ai meno abbienti di abitare al centro della città. Ma questo
disegno non fu mai completato.
Si ritenne,
poi, di retrocedere l’edificio ai privati, oggetto di permuta per il “polo universitario”, per farne
alloggi per gli studenti della
locale Facoltà di Architettura. Anche
questo progetto non giunse in porto.
Finalmente
negli ultimi tempi il cerchio si è chiuso . La prestigiosa costruzione è
stata concessa ad una Fondazione, che
trasformerà tutto l’edificio in appartamenti: alcuni di prestigio in libera vendita sul
mercato, altri in abitazioni di “housing”
sociale e pare una minima parte in camere per studenti.
Sono state
formulate riserve circa la convenienza economica della scelta effettuata,
specie per il Comune già proprietario dell’immobile che, al termine
dell’operazione, potrebbe non ricavare alcun utile o, forse, rimetterci
eventualmente qualcosa. A nostro
parere il problema non è di carattere
economico quanto della opportunità delle scelte fatte.
La Sezione
di Italia Nostra rimane ancora convinta di quanto a più riprese segnalato in
tempi non sospetti agli amministratori locali e agli organi di tutela. Un edificio
di tale importanza, infatti, doveva
essere tutelato, così sosteneva, nella sua interezza per i valori
architettonici e storico artistici
complessivi, dai ricchi saloni affrescati agli eleganti e spaziosi
corridoi, dalle scalinate prestigiose all’elegante cortile sino alla luminosa
facciata; tutti elementi che contribuivano
a conferire un valore emblematico di assoluto rilievo alla costruzione pur a
fronte dell’abbandono indecoroso, che ha permesso che fosse depredato e spogliato di tutte le
suppellettili di pregio, consentendo , tra l’altro, lo sfondamento delle volte
e la distruzione degli affreschi splendidi. Insomma un
vero e proprio disastro.
La tutela
integrale andava a maggior ragione assicurata per destinare l’edificio ad una
utilizzazione culturale nei modi che
sarebbe stato possibile precisare, chiedendo la collaborazione di studiosi e di
esperti sensibili per far diventare la prestigiosa costruzione un punto di
riferimento fondamentale dell'immagine della città, contribuendo a farle riacquistare, così, il ruolo e la
funzione che le competono , favorendo, tra l’altro, lo sviluppo del turismo di
qualità e della conoscenza.
Si doveva
in pratica seguire l’esempio della
splendida città di Osimo, che ha saputo salvaguardare l’integrità dei
prestigiosi Palazzi nobiliari di cui è ricca, in uno dei quali, proprio in
questi giorni, viene ospitata l’importante Mostra “da Rubens a Maratta: Meraviglie del Barocco nelle Marche”, splendidamente
curata da Vittorio Sgarbi. Niente
di tutto questo è avvenuto ad Ascoli : i prestigiosi saloni affrescati
diventeranno abitazioni di lusso, le parti meno nobili abitazioni per il ceto
medio o per i meno abbienti , una parte minima ospiterà qualche sparuto
studente.
Si perderà
comunque l'integrità dell’edificio e la memoria stessa dei grandi benefattori
di Ascoli, appunto gli Sgariglia , i
cui resti fremeranno sicuramente nel cimitero delle Piagge per il grande
affronto arrecato alla loro nobile generosità.
Purtroppo al
ruolo di Ascoli come centro culturale di eccellenza si crede solo a parole.
All'atto pratico tutto poi si risolve nella realizzazione delle solite nuove
abitazioni, oltre non si riesce ad andare. Ad
ogni buon conto riteniamo opportuno allegare alla presente nota quelle inviate
a vari destinatari ed in particolare agli organi di tutela nel lontano 2006,
confermando tutto quanto all’epoca segnalato, rinnovando in particolare la
nostra perplessità circa la qualificazione come “ restauro e risanamento
conservativo” dell’intervento che si sta realizzando.
Infatti, come già precisato con le note del 2006
, anche se “ è vero che nel frattempo il
Palazzo è stato depredato delle sue più prestigiose suppellettili, che è stato
abbandonato al degrado e alla spoliazione, che nessuna cura è stata posta per
salvaguardarne il decoro, integra, comunque , rimane la struttura, che merita
di essere conservata nella sua
totalità”.
È’ evidente
che se si stravolge la forma e le caratteristiche per farne
abitazioni più o meno di lusso “non viene conservato l’originario organismo
edilizio. Quindi non si può parlare di restauro e risanamento conservativo, che
prevede solo- interventi rivolti ad assicurare funzionalità all’edificio, mediante
un insieme sistematico di opere, che, nel rispetto degli elementi tipologici,
formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano una destinazione
d’uso compatibili”.
“In pratica
restauro significa conservare l’organismo in volume, altezze, larghezze, forme,
organizzazione strutturale. Significa rispettare gli elementi formali quali
finiture e quant’altro, salvo che non si tratti di- elementi estranei-, da
dimostrare in maniera esplicita”.
Quindi per l’intervento in atto si potrebbe parlare probabilmente di “ Ristrutturazione Edilizia” in quanto, a
nostro parere, per renderlo compatibile con le nuove destinazioni- forse- sarà
necessario effettuare interventi edilizi
rivolti “alla trasformazione dell’organismo attuale, mediante un insieme sistematico di opere che determinano la
creazione di un organismo nuovo in tutto o in parte significativamente diverso
da quello precedente”.
La
segnalazione che viene effettuata intende in primo luogo , come già avvenuto
per gli interventi realizzati nella lottizzazione di Via Firenze o del Complesso Ex-Unes, confermare anche “a
futura memoria” la nostra contrarietà
all’operazione, ripetendo che con le scelte fatte la città si priva della
possibilità di utilizzare uno spettacolare contenitore per attività che avrebbero esaltato la sua immagine , quale prestigioso
luogo d’arte. In pari tempo perché venga acclarato se possa trattarsi
effettivamente di “restauro e risanamento conservativo” o di altro tipo di
intervento, come a noi sembra.
Precisando ,
quindi, se, sulla base di questa eventuale
differente configurazione dell’intervento in atto, risulta
rispettato quanto previsto dall’art. 10
del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ed , in particolare, se quanto
realizzato rientra nella fattispecie degli interventi vietati di cui al
successivo articolo 20 che così recita: “I
Beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non
compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare
pregiudizio alla loro conservazione”.
Palazzo Sgariglia
Lettera del 4 marzo 2006 (Richiesta per l'inserimento nell'elenco dei beni culturali del Palazzo Sgariglia)
Lettera del 20 marzo 2006
IL Presidente della Sezione
Prof. Gaetano rinaldi
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