Gli eremi del Colle San Marco e il Monastero di San Giorgio di Rosara.
Il turista che, per avventura, dopo aver ammirato lo splendore del centro storico di Ascoli, attratto dall’incantevole paesaggio si incamminerà verso il Colle San Marco , recandosi sino all’incantevole chiesetta e al piccolo cimitero della frazione delle Piagge. Da qui , come spinto da una forza misteriosa, inizierà a percorrere il romantico sentiero che si inoltra in un bosco fiabesco sino ai piedi della parete di travertino , simile ad un inaccessibile fortezza, che sembra voler custodire segreti misteriosi e bellezze inenarrabili.
Questa impressione si consoliderà quando l’incantato esploratore noterà ai piedi della rupe una profonda spaccatura della roccia, un vero e proprio profondo fossato, superabile salendo i gradini di una scalinata che, come un ponte levatoio, consente l’accesso all’edificio, addossato alla parete di travertino, che ospitava il convento di San Marco, fondato, all’inizio del 1200, dai monaci cistercensi.
Incurante dei pericoli il novello esploratore entrerà in una magica grotta, dove sono presenti resti di tombe, altari, affreschi. Poi, affacciandosi ad una antica bifora, sarà ammaliato dalla visione della città che si stende ai suoi piedi, con le torri, i campanili, le piazze e le chiese. E di fronte ammirerà il profilo seghettato del monte dell’Ascensione, ricco di colori e colture nella parte più bassa e poi nuda, grigia e calanchifera nella parte più elevata e verso la cima.
Insieme noterà l’abbandono in cui versa un luogo così fantastico e penserà che sia il frutto di un “malefico sortilegio”.
Se, poi, allontanandosi da questo angolo fantastico, proseguirà il cammino seguendo il sentiero che si inoltra nel bosco, oltrepassata una strettoia dove si staglia verso il cielo un spettacolare obelisco di roccia, indicato come il “ dito del diavolo”, poco oltre noterà i ruderi in completo abbandono di quello che una volta era il convento di San Lorenzo, edificio fondato nell’anno 750 da cenobiti, che abbracciarono l’ordine benedettino e rinato a nuova gloria dopo la visita ad Ascoli del poverello d’Assisi che diede nuovo impulso alle vocazioni monastiche locali, e potrà accedere, se coraggioso, superando uno stretto varco , in una grotta, detta del Beato Corrado, dove questo anacoreta per anni praticò le virtù della preghiera e della penitenza.
Tutto in abbandono, solo qualche dimesso cartello segnaletico, talvolta anche la presenza ossessiva delle scritte scriteriate degli imbrattatori di professione.
Pure, almeno per quanto riguarda l’eremo di San Marco, sembra che si voglia procedere all’indispensabile opera di recupero e restauro e che si pensi, forse, anche all’elaborazione di un progetto di valorizzazione e fruizione.
Tutto un forse, comunque. Per il momento nessun intervento è iniziato. Tutto rimane come prima e angoli che sarebbero la ricchezza di qualsiasi altro luogo, qui giacciono nel più completo abbandono.
La situazione appare ancora più grave se , allontanandosi, dal colle San Marco,verso ovest, seguendo il crinale del costone che divide le aste fluviali del Fiume Castellano e del Tronto, si sale verso il Monte di Rosara. Qui , infatti, in un conteso ambientale di eccezionale valore, proprio ai piedi di una impressionante rupe di Travertino, dal colore rosa, da cui il nome Rosara dato alla località , giace ormai nel più completo abbandono un grande convento, quello di San Giorgio in Salmasio, così chiamato per la presenza, nei pressi, di fonti di acque salmacine o di San Giorgio ai Graniti ( Ad Granitum), perché situato ai piedi della impressionante parete di travertino.
Questo convento fu costruito, nel 1382 , in onore dei seguaci di Fra Angelo Careno di Cingoli e dei frati che seguivano la sua regola, conosciuti come Clareni o fraticelli “ de pauperae vitae”, nella zona, dove, secondo la tradizione, si celebravano riti pagani legati alle festività dedicate nel mese di maggio alla dea- madre, per i Sabini la Dea- Bona.
Questo legame con gli antichi riti si è conservato nel tempo, tanto è vero che sino agli anni cinquanta del secolo scorso , prima che si aggravasse l’abbandono e il degrado del grande
complesso, tutta la comunità ascolana effettuava escursioni nel convento e nell’area circostante per tutto il mese di maggio.
Un fatto è certo , dopo secoli di splendore, il convento dall’inizio del 900 è caduto in mani private ed è stato progressivamente abbandonato al degrado, degrado che negli ultimi tempi è divenuto
“gravissimo e forse irreversibile se non si interviene immediatamente”.
Eppure ben altro meriterebbero l’importanza storica del sito, il pregio dei residui ruderi del complesso architettonico, il ricordo di un fenomeno religioso e cultuale che ha coinvolto per secoli la comunità ascolana, l’eccezionale fascino paesaggistico e naturalistico di un sito irripetibile.
Eppure ben altro meriterebbero l’importanza storica del sito, il pregio dei residui ruderi del complesso architettonico, il ricordo di un fenomeno religioso e cultuale che ha coinvolto per secoli la comunità ascolana, l’eccezionale fascino paesaggistico e naturalistico di un sito irripetibile.
In primo luogo richiederebbero l’immediata “Dichiarazione “ di cui all’art. 13 del Codice dei Beni Culturali, dovendo riconoscersi presenti indiscutibilmente l’interesse artistico, storico e etnoantropologico particolarmente importante, di cui al comma 3 dell’art. 10 del citato Codice per rendere obbligatoria( sulla base di quanto disposto dall’art 30 del Codice stesso) la non più rinviabile azione di recupero , restauro e conservazione del bene prima che l’inclemenza del tempo, gli eventi naturali, l’incuria degli uomini, la progressiva spoliazione di quanto ancora presente determinino la completa distruzione di un bene così prezioso.
Il Comune, la Provincia di Ascoli e la Regione Marche , a nostro parere, dovranno inoltre porre il massimo impegno per rendere possibile una fruizione intelligente di questi autentici tesori, prevedendo forme innovative di gestione dei siti, con progetti simili a quelli che hanno consentito, anche con benefici effetti economici ed occupazionali, la piena ed efficace valorizzazione e fruizione di 6 Parchi nel cosiddetto Distretto Culturale della Val di Cornia in Toscana.
Anche nel nostro territorio sarebbe possibile prevedere la realizzazione di 6 o 7 parchi, tra cui quello degli Eremi di San Marco e del Convento di San Giorgio.*
Senza dimenticare d’altra parte l’impulso che la tutela e valorizzazione di questi siti potrebbe dare alla pratica dell’ riconoscimento di Ascoli come bene patrimonio dell’umanità dell’ Unesco.
Se è vero, infatti, che l’elemento di unicità e specificità che viene ritenuto fondamentale per questo riconoscimento è la presenza del travertino nella conformazione materica del centro storico della città, la pregnanza caratterizzante di questo elemento verrebbe ulteriormente avvalorata da questi due siti, in cui sono presenti monumenti ricchi di fascino e storia inseriti in un contesto naturalistico di eccezionale valore con le spettacolari pareti rocciose di travertino.
Non si può, infine, non segnalare questi due siti, quello degli Eremi di San Marco e quello del Convento di San Giorgio, per il loro inserimento nella “Lista Rossa di Italia Nostra” dei monumenti d’Italia destinati all’oblio e alla distruzione, nella speranza che l’avvenuto inserimento in questa lista possa rivelarsi efficace per porre termine all’attuale condizione di abbandono e degrado, evitando che di queste ricche testimonianze rimanga solo un nostalgico ricordo.
Il Presidente della Sezione di Italia Nostra
( Prof. Gaetano Rinaldi )
*( Appare opportuno segnalare quelli che potrebbero essere i parchi del Comprensorio ascolano:
1- Parco degli Eremi di San Marco e del Convento di San Giorgio;
2- Parco naturalistico delle aste fluviali del Tronto e del Castellano;
3- Parco dei Calanchi e del Monte dell’Ascensione;
4- Parco del sistema collinare piceno con al centro Offida;
5- Parco del Tartufo che comprende il territorio di Roccafluvione e delle altre località dove è presente la coltura del pregiato tubero;
6- Parco delle Ville Picene, con al centro quella di Villa Sgariglia di Campolungo;
7- Parco delle aree naturalistiche e paesaggistiche dei Due Parchi Nazionali dei Sibillini e dei Monti della Laga e del Gran Sasso comprese nel territorio della Provincia di Ascoli Piceno.
Sulle modalità di realizzazione dei parchi e sulle possibili forme di gestione , la Sezione di Italia Nostra formulerà delle precise proposte anche sulla base della progettata realizzazione del Distretto Culturale di Ascoli Piceno o delle” Terre della Primavera Sacra”).
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