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mercoledì 10 luglio 2013

L'area ex- CARBON : dall'opzione culturale alla proliferazione edilizia.


 
La vicenda dell'area Ex Carbon e le modalità in cui si sta concludendo meritano indiscutibilmente un approfondimento, una valutazione sulla congruità ed opportunità delle decisioni che si stanno
assumendo, una disamina ed illustrazione delle altre "opzioni" possibili.
Appare opportuno preliminarmente accennare alla lunga storia dell'importante insediamento industriale che, insieme a molti posti di lavoro, aveva creato notevoli problemi di vivibilità per la comunità ascolana per i consistenti livelli di inquinamento procurati. Livelli addirittura aumentati quando circa 25 anni or sono il Consiglio Comunale Cittadino, improvvidamente e senza tener conto della destinazione urbanistica dell'area (servizi sportivi e verde) aveva autorizzato l'ampliamento dell'insediamento industriale con l'attivazione di processi di lavorazione ancora più inquinanti ed impattanti. Seguì un periodo di forti contrasti nella città, con petizioni, manifestazioni e quant'altro. Era il periodo quando nella città pioveva letteralmente la pece. Fatto sta che gli impianti furono costretti alla utilizzazione di adeguati impianti di filtraggio dei fumi di scarico per ridurre o eliminare del tutto l'inquinamento ( il cosiddetto depuratore RE-THERM ).
Poi man mano gli operai incominciarono ad essere licenziati, fino al punto in cui l'impianto fu completamente chiuso.
Rimaneva, peraltro, il problema dell'inquinamento presente in maniera rilevante nell'area di
insediamento dello stabilimento e molto probabilmente anche in quella circostante.
A parere dei più la bonifica e la messa in sicurezza dovevano essere effettuati dai responsabili dell'inquinamento sulla base del fondamentale principio che "chi inquina paga".
E' successo, invece, che imprenditori locali sono subentrati alla società responsabile dell'inquinamento, accollandosi l'onere della bonifica e della messa in sicurezza dell'area.
E' probabile che il prezzo pagato per tutta l'area di circa 25 mila metri quadri ( sembra quattro milioni e mezzo di Euro) sia stato determinato tenendo conto di questo onere supplementare.
Differentemente, infatti, il prezzo da pagare sarebbe stato sicuramente maggiore, tenuto conto della
posizione dell'area, proprio al centro del tessuto urbano cittadino. La differente valutazione del valore dell'area e l'assunzione di un onere supplementare presupponevano probabilmente il cambio della destinazione urbanistica del sito, con la previsione di un sostanziale incremento degli spazi destinati alla residenzialità e alle attività commerciali, rispetto al verde sportivo previsto dal vecchio strumento urbanistico.
Questo cambiamento di destinazione avrebbe favorito, infatti, un rilevante aumento del valore
dell'area, consentendo, così, con la rendita derivante di poter provvedere alla copertura delle spese
occorrenti per l'opera di disinquinamento. Senza dimenticare naturalmente la possibilità di poter
usufruire di eventuali finanziamenti pubblici per lo svolgimento di questa operazione indispensabile.
(Non va dimenticato che questa scelta presenta indiscutibili elementi di criticità. Infatti, come sostenuto dall'Ing. Rolando Mariani, se questo principio si dovesse affermare in tutta Italia, per costruttori o eventualmente speculatori basterebbe assicurarsi il possesso di terreni inquinati, per ottenere dalle Amministrazioni Comunali il cambio di destinazione dell'area, magari da agricoli ad edificabili, per procurarsi le risorse per il disinquinamento oltre ad altri benefici economici più o meno rilevanti. E ciò potrebbe accadere anche nella aree campane dove sono stati interrati rifiuti super inquinanti delle fabbriche del nord. Evidentemente un processo inaccettabile e pericoloso!).
Comunque è ' proprio quello che è successo in pratica ad Ascoli. Infatti il Consiglio Comunale cittadino ha ritenuto di approvare un Piano di Riqualificazione Urbana (PRU), che somiglia, come afferma on.le Agostini “ molto più ad una mega speculazione edilizia, nel cui piano finanziario, inoltre, compaiono somme smisurate e sospette destinate a consulenze e progettazioni".
E' indiscutibile che la scelta effettuata, al di là dell'aspetto ambientale, presenta dei sicuri elementi di criticità per quanto riguarda la valutazioni economiche riguardanti la complessiva organizzazione della struttura urbana della città.
La realizzazione di una lottizzazione che prevede in sostanza la creazione di un vero e proprio nuovo quartiere cittadino con la costruzione di 350 mc di nuovo edificato per circa 1400-1500 appartamenti e non meno di 4500 nuovi abitanti, a cui vanno aggiunti gli operatori impegnati nel Polo Tecnologico, se mai verrà realizzato, e nel centro commerciale, a cui sembra sia destinata un'area di circa 7000 mq, determinerà di sicuro un' ulteriore riduzione della forza d'attrazione del centro storico cittadino, il sicuro decremento del valore dei tanti edifici ed abitazioni già in atto sfitti e non occupati , un incremento esponenziale delle spese occorrenti per fornire servizi adeguati (stradali e d'altro genere) al nuovo quartiere cittadino.
Insomma proprio le tante tipiche diseconomie procurate dalla progressiva proliferazione edilizia che
mai vengono prese in considerazione, tanto il conto la paga poi Pantalone, quando tutto è fatto.
Ben altre erano state le proposte formulate da Italia Nostra, che evidentemente non sono state prese
in considerazione. Infatti, a fronte di coloro che, non a torto, sostenevano che l'area della Ex Carbon dovesse essere destinata nella sua interezza a verde, così come previsto peraltro dal Piano Regolatore Vigente, in modo da dotare la città di un Parco Urbano di cui è drammaticamente privo (e in proposto appare opportuno ricordare la precedente lottizzazione del Pennile di Sotto e le altre costruzioni realizzate nell'area contigua al Giardino dell'Istituto Tecnico Agrario, ormai ridotto ai minimi termini, consentendo che si commettesse" un crimine", che, come affermato dal Prof Cervellati, non si sarebbe mai dovuto compiere), Italia Nostra, in forma collaborativa , aveva proposto per l'area Ex - Carbon soluzioni tali da consentire di farla diventare un vero e proprio laboratorio per lo sviluppo e l'affermazione dell'opzione culturale che è l'unica che potrebbe a nostro parere offrire solide prospettive di sviluppo alla città.
L'opzione della proliferazione edilizia è invece sicuramente perdente ed è in sostanziale contrasto con la scelta del "consumo zero" del territorio che deve essere la nostra meta e l'obiettivo da raggiungere. Infatti si è costruito già tanto in Italia e ad Ascoli e, d'ora in poi, è indispensabile dedicare tutte le energie e risorse alla irrinunciabile opera di recupero e restauro ambientale ed urbano.
Oltre tutto questo tipo di scelta permetterebbe il coinvolgimento di molti tecnici, di tante imprese,
rispetto ai pochi coinvolti in una singola mega lottizzazione, oltre a salvaguardare il valore e gli
interessi dei proprietari degli edifici preesistenti e la sopravvivenza degli esercizi commerciali, specie del centro storico, in una situazione di crisi sempre più grave.
A "FUTURA MEMORIA" riteniamo, pertanto, per evitare che, a cose fatte, quando i danni si saranno prodotti non si possa dire che le Associazioni di tutela e culturali non hanno fatto sentire la propria voce, di dover ancora intervenire sull'argomento, allegando a questa nota copia delle proposte già per tempo formulate e di cui purtroppo non si è tenuto conto alcuno.


ll Presidente della Sezione

(Prof Gaetano Rinaldi)

 
 
                                                       L'area   Ex- CARBON
 
 
 
 
 
                                        
                                               L'area in progetto - Ex- CARBON