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giovedì 16 febbraio 2012

Le terre della Primavera Sacra (e non Ascoli o Offida) patrimonio dell’Umanità dell’Unesco


E’ veramente apprezzabile l’intenzione del Sindaco di Offida di proporre  l’inserimento della sua città nella Lista dei Beni Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
E sarebbe certamente una cosa strana se  questa domanda venisse presentata , anticipando quella di Ascoli che ormai si fa attendere da oltre dieci anni.
Pure sull’argomento appare opportuno effettuare degli approfondimenti, accertando, in primo luogo, su quali elementi si potrà poggiare questa richiesta .
Si tratta  del valore del centro storico e dei suoi monumenti più rappresentativi, a partire dal palazzo del Comune  con la contigua splendida Piazza del Popolo sino  alla spettacolare Chiesa di Santa Maria della Rocca ? Oppure si intende porre l’attenzione sui pregi di un centro urbano inserito in un contesto ambientale , esaltato dalla vertiginosa armonia di un mosso sistema collinare in cui  l’attività agricola viene ancora esercitata in buona parte  nel rispetto delle tradizioni e dei valori paesaggistici ?
Se questi fossero gli elementi  su cui si basa la domanda  è evidente  la sua ampia e solida giustificazione, considerando l’esemplarità ed unicità dei luoghi, pur nella prestigiosa presenza di altri esempi simili  nel nostro paese.
Va riconosciuto, d’altra parte, che se sono certi i pregi architettonici e del tessuto urbano  di Offida e il fascino del territorio che circonda la città,  non sempre appaiono adeguati il livello di decoro e la salvaguardia dei valori presenti nella località.
Così, per quanto riguarda il centro urbano ,  vanno notati un’eterogenea presenza di infissi, pavimentazioni, superfetazioni, intonaci ed interventi edilizi anonimi, parcheggi consentiti  nei punti più pregiati della città, alcune lottizzazioni poco rispettose dei valori paesaggistici, oltre alla realizzazione di impianti fotovoltaici e di altri impianti, quali pali elettrici di cemento, nei punti più delicati di crinale, che deturpano indiscutibilmente il magico paesaggio.
Ma, al di là di questi rilievi, non   si è certi che gli elementi positivi, pur presenti,  siano sufficienti per potere aspirare al prestigioso riconoscimento richiesto.
E, d'altronde,  se anche Ascoli , superate le difficoltà incontrate per la preparazione della domanda da inoltrare all’Unesco, dovesse finalmente proporsi per questo riconoscimento, siamo sicuri  che due località situate in uno spazio territoriale contiguo e fondamentalmente con caratteristiche simili  possano aspirare autonomamente al conseguimento di questo prestigioso obiettivo?
Non sarebbe meglio, a questo punto,  unire  le forze e  presentare una sola domanda   per chiedere il prestigioso riconoscimento per il Territorio  delle Terre della Primavera Sacra , così come è stato individuato nella proposta del Distretto delle Risorse Culturali elaborata dalla Sezione di Italia Nostra, invece che per le due città ?
In questo caso la richiesta  si baserebbe sulla unicità di un contesto   in cui sono presenti   ambienti naturalistici di eccezionale valore, da quello montano, compreso nei confini di due parchi nazionali del Gran Sasso e dei Monti della Laga e dei Monti Sibillini; allo spettacolare paesaggio delle precipiti crepe calanchifere; a quello fluviale, caratterizzato dalla presenza di due  fiumi e da altri numerosi corsi d’acqua ; al sistema collinare ondulato e prezioso, unico nella sua pregevole gestione di ricche ed antiche colture agrarie, estendendo eventualmente la richiesta  sino al lussureggiante ed esotico sistema costiero, indicato, con il nome di Riviera delle Palme, per la presenza di queste esuberanti e luminose essenze botaniche.
E’ chiaro che la domanda per questo riconoscimento, che comprende l’intero territorio della provincia, richiederà il coinvolgimento di tutti gli enti locali della zona ed in particolare dell’ente provinciale, che dovrà dare avvio alla pratica. E’ da rilevare peraltro che si potrà aspirare a questa concessione a condizione che le Terre della Primavera Sacra siano presentate come un territorio in cui in maniera concorde  vengono  adottate le  rigorose politiche di “tutela, conservazione e fruizione”, che sono proprio quelle poste alla base delle proposta del Distretto delle Risorse Culturali  formulata da Italia Nostra, in modo che il territorio stesso si qualifichi come uno spazio unico in cui si coniughino, in maniera esemplare, rispetto dell’ambiente, valorizzazione del valori tradizionali, , esaltazione delle tradizioni e delle colture agricole , salvaguardia  del monumenti , delle aree archeologiche, dei centri urbani,  tra cui si distinguono per il particolare pregio quello di Ascoli, ricco di antiche vestigia valorizzate dalla presenza  del  caldo travertino locale, che conferisce al tessuto urbano un fascino indimenticabile, e quello di Offida, autentica gemma posta in cima ad uno dei rilievi del mosso ed ondulato sistema collinare piceno, a cui il caldo colore rossastro del cotto utilizzato per le costruzioni conferisce un fascino struggente, che si esalta nei due momenti più emblematici, rappresentati dalla Piazza del Popolo e dalla esuberante bellezza della solitaria Chiesa di Santa Maria della Rocca, autentico veliero che si erge, su una vertiginosa rupe, al cospetto di un paesaggio indimenticabile.
A nostro parere la presentazione di una domanda ben documentata, supportata dall’impegno a voler  tutelare, conservare e rendere fruibili le infinite risorse di u n territorio ricco di una commovente bellezza ed armonia potrebbe essere ben accolta dall’Unesco, essendo presente in queste località   un autentico condensato di quelle bellezze che una volta facevano ritenere il nostro paese il giardino d’Europa e che qui sono in buona parte ancora conservate e custodite con cura e potrebbero, con l’impegno delle amministrazioni locali e delle comunità, riacquistare la più perfetta integrità con programmati interventi di restauro e recupero  ambientale, urbano e paesaggistico.
E sarebbe proprio l’esemplare gestione ecosostenibile e  sistemica di questo  insostituibile patrimonio a rappresentare l’elemento di “unicità del bene”,  che, a nostro parere, offrirebbe gli elementi per giustificare la concessione del prestigioso riconoscimento nella prospettiva di presentarlo come esempio  di una accorta ed intelligente gestione delle risorse culturali del territorio da proporre come un esempio , degno di emulazione.
La Sezione di Italia Nostra assicura sin da ora la sua più ampia e completa disponibilità a fornire la sua gratuita collaborazione per la definizione più corretta degli elementi di validità del territorio e delle modalità di tutela, conservazione e fruizione da inserire nella domanda da presentare per proporre l’inserimento delle Terre della Primavera Sacra nella lista dei Beni Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

                               Il Presidente della Sezione di Italia Nostra
                                             ( Prof. Gaetano Rinaldi )





minidossier fotografico “Le terre della PrimaverSacra”http://www.italianostra.org/wp-content/uploads/Le-terre-della-Primavera-Sacra.pdf

mercoledì 1 febbraio 2012

I Distretti delle Risorse Culturali del Territorio


Testo della relazione tenuta nel Forum sul futuro della Cultura “ Distretto Culturale Evoluto e nuovo Patto per lo Sviluppo del Piceno “, organizzato dal Consorzio Imprese culturali del Piceno nella Sala Scatasta il 21 gennaio 2012.

I Distretti delle Risorse Culturali del Territorio : una risposta non regressiva alla crisi economica.

Nel nostro paese  si continua a dare una risposta di tipo regressivo agli impulsi negativi della congiuntura economica.
Si insiste , così, nell’adozione di provvedimenti simili a quelli che hanno favorito le diseconomie del “ Sistema Italia” e una scadente “Qualità della Vita“, limitandosi , al massimo, ad eliminare qualche laccio e lacciolo  senza avere il coraggio di scegliere “ un nuovo modello di sviluppo”.
Analizzando brevemente le cause che hanno determinato le condizioni drammatiche dell’attuale situazione economica dobbiamo concordare con quanti sostengono che l’ormai insostenibile fardello del debito pubblico, che rappresenta l’elemento più virulento della grave condizione in cui versa l’Italia,  è la conseguenza del peso eccessivo dato ai consumi per lo più privati consentiti ben al disopra del livello della ricchezza prodotta e delle condizioni di favore riservate ai percettori delle rendite parassitarie e speculative, che, oltre tutto, con la loro azione hanno contribuito e  contribuiscono ancora alle gravi diseconomie del nostro sistema economico.
Per evitare il definitivo collasso del paese  si è scelto di intervenire in maniera abbastanza rigorosa
 sul livello dei consumi, riducendo  il reddito dei percettori di redditi fissi e dei meno abbienti. Toccando , peraltro, poco i favoriti dalle rendite.
E’ evidente la natura recessiva di questa manovra. Tenuto conto , infatti, della rilevante propensione al consumo dei  meno abbienti, le conseguenze delle scelte fatte sono chiare: ulteriore avvitamento della crisi ed entrata in una vera e propria fase recessiva.
Da qui l’esigenza di una ulteriore manovra per ridare fiato al sistema economico con la scelta delle cosiddette liberalizzazioni.( Che non si sa quali effetti produrranno, almeno nel breve periodo).
Una diversa più intelligente, giusta ed innovativa  opzione è quella rappresentata dall’ incremento dei “ consumi pubblici “ rispetto a quelli” privati”. Questa scelta, tra l’altro, potrebbe giustificare il blocco o addirittura un’ulteriore riduzione  del reddito dei meno abbienti e dei lavoratori dipendenti, consentendone un aumento reale in luogo di quello nominale, evitando così che , tenuto conto del progressivo aumento del costo della vita, si produca  una sostanziale riduzione del livello di benessere e della capacità di spesa.
Uno strumento efficace per conseguire questo obiettivo è rappresentato dalla realizzazione dei “Distretti delle  Risorse Culturali del Territorio”.
Attraverso questi progetti è possibile, infatti, contribuire alla valorizzazione    sistemica ed ecosostenibile “ delle risorse tipiche di un territorio ben definito ed omogeneo, nel rispetto dei tre principi che ne rappresentano la filosofia  e cioè   “ tutela, conservazione e fruizione”.
Si tratta di una vera e propria “ rivoluzione ”, in quanto si va oltre l’elenco delle consuete e tradizionali attività ritenute forme di espressioni culturali ( sistemi museali, reperti archeologici, monumenti, eventi e manifestazioni etc), comprendendo, invece, nel novero delle risorse culturali tutte le attività e le eccellenze di uno specifico territorio per tutelarle, conservarle e valorizzarle nel rispetto dei valori tradizionali , per favorirne una migliore conoscenza e fruizione e per avviare un processo sistemico in grado di produrre economie di scala.
La realizzazione di un simile Distretto, oltre a creare una “Immagine” o“ Brand” vincente del territorio di riferimento, contribuisce indubbiamente ad elevarne la “ qualità della vita “ , rendendolo attrattivo per i “ creativi ed innovativi” ( creando , quindi, anche le condizioni per lo sviluppo della conoscenza e dell’innovazione ), oltre a favorire la creazione di un filiera produttiva posta in una  condizione di vantaggio competitivo rispetto ad altre realtà , proprio per l’unicità delle risorse utilizzate che altri non hanno.
Non va sottaciuto , peraltro, il valore di questa scelta per quanto riguarda il problema delle “ diseconomie” . Al riguardo occorre ricordare che il principio della “ tutela”, che rappresenta il fondamento di questa ipotesi progettuale, mira in primo luogo al “ recupero e restauro “ ambientale ed urbano delle realtà del territorio del Distretto.
Da ciò  l’esigenza di una riconsiderazione complessiva della condizione attuale del nostro paese in cui si sono privilegiate eccessivamente le rendite speculative e parassitarie con danni gravissimi ed esiziali per il modo di vivere delle persone e per la loro sostanziale condizione economica.
 Dobbiamo pertanto chiederci : quali benefici potrebbe ottenere la comunità se  si elaborasse finalmente un piano organico volto al recupero e restauro dell’immenso patrimonio edilizio esistente, che fa dell’Italia una enorme orribile periferia, privilegiando, tra l’altro, l’incremento di funzionali e veloci trasporti pubblici in grado di alleggerire il traffico privato sì da ridurre in termini accettabili le disfunzioni che rendono impossibile ed eccessivamente costosa, in termini di perdita di tempi, stress, e consumo di risorse, una vita normale nelle nostre città ?
E’ chiaro che questa azione di restauro e recupero rappresenta indiscutibilmente un aspetto fondamentale della filosofia del distretto, a cui, peraltro, vanno aggiunte tutte le azioni volte alla tutela , conservazione e fruizione delle altre risorse del territorio, che, occorre ripeterlo, comprendono il patrimonio storico, artistico architettonico ed urbano; il patrimonio naturalistico e quello delle tradizioni antropiche, in cui vanno compresi folclore, feste, enogastronomia, artigianato, settore agroalimentare e, naturalmente, le attività industriali che siano l’espressione e dei talenti  e delle professionalità del posto.
Insomma un modo nuovo e rivoluzionario di intendere la cultura e la possibilità , se si avrà il coraggio di fare questa scelta, di coinvolgere in questa battaglia di civiltà i portatori d’interessi, in primo luogo, la comunità intera e  poi, si spera, i rappresentanti istituzionali.

Gaetano Rinaldi- Italia Nostra-Sez. di Ascoli Piceno